18 giugno 2002, è una sera come tante, a San Severo. Fa caldo ed è da poco terminata la gara della nazionale di calcio italiana, eliminata ai mondiali dalla Corea. Pochi secondi sono sufficienti a segnare la vita di una famiglia e spegnere per sempre i sogni di una bambina di 12 anni. Stella Costa è in compagnia della mamma, Anna, con la quale è scesa da casa per gettare la spazzatura. Va incontro ad una sua amichetta per salutarla ma viene raggiunta da proiettili vaganti sparati da un 18enne, Giuseppe Anastasio. L’obiettivo era un 25enne, rivale in amore. 15 anni dopo, morì anche lui, vittima di un agguato. A 23 anni da quella assurda tragedia, il nome di Stella Costa e il suo volto raffigurato in una vela, diventano un faro simbolico su un’imbarcazione confiscata alla criminalità organizzata e assegnata alla Lega Navale Italiana per attività educative in favore dei giovani della provincia di Foggia. La cerimonia è stata ospitata dal porto turistico di Rodi Garganico.
L’imbarcazione entra nella cosiddetta flotta della legalità, composta da complessive 25 barche confiscate alla criminalità.
Sui volti dei genitori di Stella Costa sono ancora visibili i segni del dolore. Incancellabili come il volto di Stella, destinato a veleggiare attraverso la forza di un vento che si ribella ad ogni forma di criminalità. Voce strozzata dall’emozione per il papà di Stella Costa, Francesco.
INTERVISTE:
Michele Presutto – Presid. Lega Navale Rodi Garganico – Isole Tremiti – Vico del G.
Federica Bianchi – Assoc. “Libera”
Francesco Costa – Padre di Stella Costa



