Ad oltre sette anni dal tragico scontro dei treni di Ferrotramviaria sulla tratta Andria-Corato in cui persero la vita 23 persone, le cronache italiane devono ancora oggi parlare di un altro incidente ferroviario, quello avvenuto nella serata di domenica nella zona di Faenza, il tamponamento tra due convogli (un Frecciarossa proveniente da Lecce e un treno regionale) che procedevano nella stessa direzione ma soprattutto sullo stesso binario della tratta Bologna-Rimini. Il bilancio è di 17 feriti lievi, nessuno ha riportato conseguenze gravi, fortunatamente lo scontro è avvenuto a bassa velocità. Eppure non ci sembra di esagerare dicendo che è stata sfiorata una vera e propria tragedia, inaccettabile visti i tristi precedenti (non ultimo, appunto lo scontro dei treni tra Andria e Corato del 12 luglio 2016, in quel caso su una tratta a binario unico e regionale). Il Frecciarossa coinvolto nello scontro è stato un Lecce-Venezia, un incidente che dunque tocca ancora una volta la Puglia, ma soprattutto riaccende i tanti interrogativi sulla situazione del sistema ferroviario italiano attuale. Cosa sia accaduto su quel tratto della Bologna-Rimini e cosa non abbia funzionato nelle comunicazioni che quotidianamente monitorano gli spostamenti su binari, sarà compito della Procura di Ravenna che all’indomani dell’incidente ha aperto un fascicolo per disastro ferroviario. Resta l’amarezza di dover constatare come ancora oggi il rischio che due treni possano venire a contatto sia sempre vivo, per di più su una tratta nazionale e con sistemi di sicurezza che dovrebbero essere ancor più all’avanguardia. E allora la domanda sorge spontanea: cosa dovrà accadere ancora prima di giungere ad una soluzione che limiti il più possibile i fattori di rischio?
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