Sono state avviate questa mattina le operazioni di sfratto dei Carabinieri dalla caserma di Andria. Questa volta i militari non sono chiamati a supportare le operazioni di sgombero di un immobile ma sono loro a dover restituire la struttura ai legittimi proprietari in una scena che ha del surreale. La sede di viale Gramsci è infatti occupata dai militari dell’Arma da quasi trent’anni con un contratto di fitto. La società proprietaria però ha chiesto quasi due anni orsono di rientrare in possesso dell’immobile: e questo tempo non è stato sfruttato né per avviare la realizzazione di una nuova struttura per i carabinieri, né per trovarne una temporanea dove allocare i militari dell’Arma. Che questa mattina hanno visto citofonare l’ufficiale giudiziario Vito Muschitiello e l’avvocato della parte istante Michele Mastrorillo: una scena tutt’altro che edificante per una struttura che rappresenta la presenza dello Stato sul territorio. Nessuno ha rilasciato dichiarazioni ma ci risulta che sia stato concordato un rinvio di due mesi delle operazioni di sfratto. Che quindi dovrebbero riprendere l’otto febbraio 2022. Ferma restando la buona volontà mostrata dalla parte istante di concedere una proroga ai Carabinieri, è pressocché impossibile immaginare che sessanta giorni siano sufficienti per riparare i militari in una alternativa e idonea struttura. Men che meno immaginare che possa trovarsi quella soluzione definitiva che vedrebbe la realizzazione della nuova caserma su un terreno che sarebbe stato individuato, dal Comune di Andria, nella zona PIP. Il problema è che il contenzioso potrebbe aggravarsi: finora, a contratto scaduto, la prefettura ha continuato a pagare regolarmente quella che oggi è una indennità di occupazione. Ma la società proprietaria avrebbe chiesto un permesso di costruire sull’area dove oggi sorge la palazzina che ospita i carabinieri. Qualora dovesse essere ottenuto questo permesso potrebbe cominciare a realizzarsi un danno per i proprietari ben più sostanzioso di quello attuale.