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Vertenza Baritech, un finale amaro: arrivate le lettere di licenziamento per i 113 lavoratori

È finito anche il tempo della speranza per i lavoratori della Baritech. Sono scattati i licenziamenti per i 113 dipendenti dell’azienda della zona industriale di Bari-Modugno, che produceva componenti per mascherine sanitarie in piena emergenza Covid, e che ha chiuso definitivamente i battenti meno di un anno fa.

Questo pomeriggio i lavoratori hanno ricevuto le tanto temute lettere di licenziamento. Un epilogo che si era cercato in tutti i modi di evitare, nelle scorse settimane, attraverso una serie di incontri tra la task force regionale e i vertici aziendali. Incontri che avevano alimentato una certa fiducia sul buon esito delle trattative.

I tentativi sono andati avanti fino ieri mattina, quando è stato convocato un nuovo tavolo di concertazione, alla presenza del governatore pugliese Michele Emiliano, dei sindacati e dei tecnici regionali, per provare a chiedere alla Baritech altro tempo per riuscire a portare a buon fine un piano di reindustrializzazione che potesse scongiurare la crisi occupazionale.

L’ennesimo buco nell’acqua, purtroppo, con la proprietà che ha rifiutato di prorogare di 30 giorni la cassa integrazione, scaduta ufficialmente ieri.

Un secco “no” che ha inevitabilmente gettato nello sconforto i dipendenti: una parte di questi, appresa la notizia, si è diretta davanti alla sede dello stabilimento, chiudendo i cancelli con un lucchetto, incatenandosi e presidiando l’ingresso. Anche questa mattina, alcuni lavoratori hanno provato ad entrare nella fabbrica ma sono stati fermati dalla Polizia, senza particolari tensioni.

Intanto si registra delusione e amarezza da parte del mondo istituzionale e sindacale. Leo Caroli, coordinatore della task force regionale, parla di “cinismo senza precedenti da parte della proprietà”, vista l’esistenza di ampi margini per salvare l’azienda e i livelli occupazionali.

Gli fa eco il segretario generale della Cisl di Bari, Giuseppe Boccuzzi, secondo cui “questa vicenda è lo specchio dell’imprenditoria peggiore. Ovvero quella che ha voluto speculare sull’emergenza Covid, in presenza di commesse pubbliche ma poi, con il mancato rinnovo, ha scaricato tutto il peso sulle spalle dei lavoratori”.

Intanto alcuni dipendenti continuano la loro battaglia davanti ai cancelli dello stabilimento.

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