Andranno a processo i dieci indagati, tra i quali l’ex assessore della Regione Puglia, Alfonsino Pisicchio ed il fratello Enzo, accusati a vario titolo di corruzione, turbata libertà degli incanti, falso, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ed emissione di fatture false. Così ha deciso il GUP del Tribunale di Bari, Nicola Bonante, che ha disposto il rinvio a giudizio per tutti gli imputati.
L’inchiesta venne condotta dalla Guardia di Finanza. Tra gli episodi contestati dalla Procura del capoluogo ai Pisiccho, a funzionari pubblici ed imprenditori, un appalto da 5 milioni e mezzo di euro bandito dal Comune di Bari nel 2019 per il servizio di riscossione di imposte e tributi comunali. Fatti che risalgono al gennaio del 2020.
Secondo l’accusa, questa gara venne “pilotata” dai due fratelli, che avrebbero fatto da intermediari tra un imprenditore e i pubblici ufficiali incaricati di seguire la pratica, per agevolare l’aggiudicazione dell’appalto. In cambio avrebbero ottenuto soldi e regali come mobili, tablet, un’auto, il pagamento di feste private ed anche assunzioni o promesse di assunzioni, per garantirsi – nel caso di Alfonsino Pisicchio – successivo consenso elettorale. Accusa respinta dall’ex assessore regionale nella giunta di Michele Emiliano, che ha sempre negato di essersi interessato di appalti, se non con richieste generiche di informazioni.
Nello stesso procedimento sono contestate, inoltre, delle truffe alla Regione relative all’erogazione di contributi per l’imprenditoria, per diversi milioni di euro, messe in atto – sempre secondo la Procura – attraverso la predisposizione di polizze fideiussorie false.
Il processo a carico degli imputati avrà inizio il prossimo 5 marzo dinanzi al Tribunale collegiale. Nell’udienza preliminare si sono costituiti parti civile la Regione Puglia ed il Comune di Bari.



