“Quando il giudice ha acquistato e conservato centinaia di armi era capace di intendere e di volere”. È questo l’esito della perizia disposta nei confronti dell’ex gip di Bari, Giuseppe De Benedictis, accusato di detenzione e traffico di armi ed esplosivi, anche da guerra.
L’esame relativo alla presenza di possibili disturbi psichici è stato effettuato dall’esperto Serafino De Giorgi, su mandato della Corte d’Appello di Lecce, che dovrà decidere se confermare o meno la condanna a 12 anni ed 8 mesi di reclusione, inflitta nel giugno 2022 dal Gup del Tribunale del capoluogo salentino, Laura Liguori, nel processo celebrato con rito abbreviato.
Assieme all’ex magistrato, venne condannato alla stessa pena anche l’imprenditore agricolo andriese Antonio Tannoia, mentre un terzo imputato, il Caporal Maggiore dell’Esercito Antonio Serafino, aveva patteggiato una condanna a 5 anni.
Il procedimento nacque a seguito del ritrovamento, nella primavera del 2021, di un vero e proprio arsenale nel deposito sotterraneo di una villa alla periferia di Andria, di proprietà di Tannoia.
Tra le armi rinvenute nel corso di un blitz della Polizia, più di 200 pezzi tra mitragliatori, fucili a pompa, pistole di vario calibro, bombe, esplosivi ed oltre 100mila munizioni, tutte nella disponibilità di De Benedictis.
Ad aiutare l’ex giudice ad arricchire la sua “particolare collezione”, secondo la Procura di Lecce, sarebbero stati sei poliziotti del Nucleo Artificieri della Questura di Bari, quattro in servizio e due in pensione, ai quali nel marzo scorso è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini.
In base all’ipotesi accusatoria, i sei agenti avrebbero falsificato i verbali di rottamazione delle armi e la relativa distruzione delle cartucce, dichiarando di aver reso mitragliette e pistole inutilizzabili, per poi invece mantenerle integre e cederle a De Benedictis.