Appartenevano a Paolo Giannetta, imprenditore di 61 anni di Orta Nova ma residente a Vasto, le lussuose auto e i beni immobili confiscati dalla Guardia di Finanza di Foggia e di Lecco su disposizione del Tribunale di Milano per la sproporzione accertata tra i redditi dichiarati e il tenore di vita dell’uomo. Una storia singolare, quella di Giannetta, arrestato a gennaio del 2024 con l’accusa di accesso abusivo ai sistemi informatici che gestiscono gli appalti di Terna. Una sorta di hacker, per quelle che sono le accuse, per l’uomo che è stato già oggetto di condanna a 5 anni, in primo grado, per bancarotta fraudolenta. Giannetta, per chi indaga, sarebbe riuscito ad entrare nel sistema informatico di Terna per influire sulle gare per la vendita di rottami di ferro e di conseguenza consentire ai suoi presunti complici, due fratelli imprenditori di Brescia titolari di un’azienda di recupero di rifiuti, di aggiudicarsi appalti per complessivi 12 milioni. Il tutto sarebbe avvenuto in cambio di danaro. Per questo motivo l’imprenditore finì in carcere, pena poi convertita negli arresti domiciliari e infine sostituita dall’obbligo di dimora. Almeno quattro le intrusioni illecite contestate, che Giannetta ha tuttavia sempre negato. Ora la confisca dei beni a chi viaggiava in Ferrari pur dichiarando redditi che non lo avrebbero potuto mai consentire.
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