Associazione per delinquere, una tentata rapina, dodici furti in abitazione, cinque furti su auto, un furto di auto, ricettazione di un’autovettura, due reati di falso nello specifico alterazione di targhe, una violazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale. Sono questi i reati, commessi tra le province di Bari e Bat, contestati ad otto persone, tra cui una donna, raggiunte questa mattina da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Bari su richiesta della Procura ed eseguita dai carabinieri. Tre sono finite in carcere, in cinque ai domiciliari. A capo della struttura criminale ben organizzata c’era Giovanni Cassano, fratellastro dell’ex calciatore con cui non ha mai avuto rapporti, e già detenuto per altra causa a Taranto. Tra gli indagati ci sono anche il titolare di un’agenzia di pratiche auto di Triggiano, a cui la banda si rivolgeva per ottenere informazioni sulle auto delle vittime, e una ferramenta di Bari, alla quale venivano fornite le foto delle chiavi da duplicare e che avrebbe percepito un compenso di 70/80 euro per ogni richiesta. Sono circa 20 gli episodi di furti e rapine contestati alla banda sgominata dai Carabinieri, che hanno ritrovato anche un borsone con 110mila euro in contanti nella disponibilità dell’organizzazione. L’associazione criminale sceglieva accuratamente le vittime, anche tramite pedinamenti e appostamenti ripetuti, acquisendo informazioni sulle abitudini di vita e sulle disponibilità economiche. Secondo le indagini, la banda era incline all’uso di minacce e violenza alla persona, con l’unico proposito di appropriarsi di ingenti quantitativi di denaro ed oggetti di valore come orologi e gioielli che le vittime custodivano all’interno delle casseforti installate nelle proprie abitazioni, scardinate con l’impiego della fiamma ossidrica. Durante i furti, gli appartenenti alla banda erano soliti indossare parrucche da donna, cappellini, mascherine e passamontagna, rendendo difficoltosa l’identificazione. È stato inoltre documentato l’uso di auto di grossa cilindrata rubata, l’uso di targhe falsificate applicate su altri veicoli intestati ai sodali, per non renderli rintracciabili, radio ricetrasmittenti e apparati telefonici dedicati all’attività illecita, disturbatori di frequenza, flessibili ed attrezzi vari da taglio e scasso. Infine, è stata localizzata e documentata l’esistenza di una base logistica, nel quartiere San Paolo di Bari, usata per occultare i mezzi rubati, gli attrezzi da scasso e, talvolta, la refurtiva trafugata in attesa di essere avviata nei canali del riciclaggio. L’indagine, convenzionalmente denominata “Infiniti”, trae origine da eventi denunciati nei mesi di novembre e dicembre 2020, nei comuni di Castellana Grotte (BA) e di Conversano (BA).
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