I carabinieri di Bari hanno eseguito 26 ordini di carcerazione nei confronti di altrettanti affiliati al clan mafioso Strisciuglio di Bari dopo la sentenza di condanna definitiva, nell’ambito del procedimento “Agorà” per i reati di associazione mafiosa, estorsione, armi, traffico di droga e tentato omicidio. Per 15 imputati, due agli arresti domiciliari, sono scattate all’alba di oggi le manette, mentre agli altri undici i provvedimenti sono stati notificati in carcere. La vicenda riguarda fatti risalenti agli anni 2013-2015. Le indagini dei carabinieri, coordinate dalla Dda di Bari, hanno accertato che il clan, capeggiato da Sigismondo Strisciuglio (condannato a 14 anni di reclusione), fratello del boss Domenico, ‘Mimmo la luna’, gestiva i traffici illeciti, soprattutto spaccio di droga, nei quartieri baresi Libertà, Bari Vecchia, San Girolamo, Carbonara, Santo Spirito e San Pio e nei paesi limitrofi di Adelfia e Bitonto, ingaggiando in alcuni casi minorenni. La condanna più alta, a 20 anni di reclusione, è stata inflitta nei confronti del boss Leonardo Campanale. Tra gli imputati destinatari del provvedimento ci sono anche Luigi Milloni, condannato a 16 anni, ed Eugenia Prudente, moglie di Sigismondo Strisciuglio, unica donna imputata, condannata a 5 anni di reclusione per aver portato droga al marito in cella. L’inchiesta ha ricostruito i metodi e i sistemi adottati dal clan per l’approvvigionamento dello stupefacente, di armi ed esplosivi, in alcune occasioni utilizzati per azioni intimidatorie sul territorio finalizzate alla riscossione del ‘pizzo’ ai cantieri edili.