Perquisizioni a tappeto, nelle abitazioni di alcuni noti esponenti della criminalità locale, esami Stub su una mezza dozzina di pregiudicati, per il rilevamento di tracce di polvere da sparo, mentre si stanno analizzando attentamente i filmati registrati dalle telecamere di sicurezza del quartiere, che potrebbero aver immortalato il killer in azione. Vanno avanti le indagini della Squadra Mobile di Foggia per fare luce sull’omicidio di Salvatore Prencipe, 59 anni, storico boss della “Società foggiana”, la quarta mafia, ucciso sotto casa, sabato sera, in viale Kennedy, alla periferia sud del capoluogo dauno.
L’attività investigativa si sta concentrando negli ambienti della malavita organizzata, alla luce della caratura criminale della vittima, ritenuta dagli inquirenti uno dei nomi eccellenti della mafia foggiana. L’uomo era considerato un elemento di spicco del potente clan Trisciuoglio-Prencipe-Tolonese, storicamente in contrasto con le batterie dei Moretti-Pellegrino-Lanza e dei Sinesi-Francavilla.
Già scampato miracolosamente ad un agguato nel settembre 1999, Prencipe era finito in carcere nel corso di due importanti operazioni eseguite dalla Squadra Mobile: “Double Edge” nel 2002, con una condanna a 3 anni, e “Poseidon” nel 2004, con una condanna a 13 anni e 6 mesi di carcere per associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti ed estorsione. Era uscito di prigione nel 2015.
Sabato sera, poco dopo le 21, ha lasciato la sua abitazione, che condivideva con la madre, ed è salito in macchina. Neanche il tempo di mettere in moto ed è stato raggiunto dal killer, che si è avvicinato a piedi alla vettura ed ha esploso due colpi di fucile, centrando la vittima al torace ed al volto.
Un agguato mortale che allunga la scia di sangue nel capoluogo dauno e che potrebbe aprire nuovi inquietanti scenari nella guerra tra i clan della “Società foggiana” per il controllo del territorio.