Alfonso Pisicchio, arrestato il 10 aprile scorso con l’accusa di concorso in corruzione e turbativa d’asta, resta ai domiciliari. Lo ha deciso il gip Ilaria Casu sulla base del fatto che le dimissioni dell’ex consigliere regionale dai movimenti politici Senso Civico e Iniziativa Democratica non sarebbero di per sé sufficienti ad elidere il pericolo di reiterazione delle condotte contestate, soprattutto in questo periodo contraddistinto dal ballottaggio delle elezioni amministrative. Il “no” alla revoca dei domiciliari è arrivato nonostante il parere positivo della Procura barese. Alfonso Pisicchio e il fratello Enzo, secondo l’inchiesta che li vede coinvolti, avrebbero fatto pressioni per far assegnare a un imprenditore amico un appalto da 5 milioni del comune di Bari, ottenendo in cambio soldi, regali e anche assunzioni di persone a loro vicine per motivi elettorali. La difesa ha sottolineato il tempo trascorso dall’esecuzione della misura cautelare e, soprattutto, il fatto che Pisicchio non ha preso parte alle elezioni dello scorso weekend, né direttamente né tramite proprie liste. Ma secondo il gip i rapporti politici non si sarebbero comunque affievoliti, perché Pisicchio avrebbe una sorta di ascendente politico su un rilevante bacino elettorale, e che in ogni caso c’è sempre il delicato turno di ballottaggio delle amministrative a costituire un elemento di pericolo in senso cautelare. Ragionamento già sviluppato dal Tribunale del Riesame con il rigetto del ricorso presentato dalla difesa. L’indagine della Finanza coordinata dal pm Claudio Pinto, aperta nel 2019 a seguito di una segnalazione della Regione su fideiussioni false, riguarda una serie di appalti pubblici e di finanziamenti regionali che – secondo l’accusa – i fratelli Pisicchio avrebbero fatto ottenere a imprenditori amici in cambio di denaro, favori o altre utilità. Alfonso Pisicchio ha sempre negato di essersi interessato di appalti, se non con generiche richieste di informazioni.