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Cronaca

Diplomi falsi o non validi, idea partita in Calabria ma poi cresciuta in Puglia: l’indagine si allarga

Sono 41 indagati complessivamente tra cui ci sono anche due persone giuridiche. La CS Consulting con sede legale a Roma e da cui è partita l’indagine dopo la denuncia di un cittadino, e la Olimpo srl immobiliare con sede a Foggia. Sono oltre 100 i capi di imputazione contestati nel provvedimento che ieri mattina ha portato all’arresto di 9 persone nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla guardia di finanza di Bari e BAT e coordinata dalla Procura di Trani su diplomi falsi o non validi in Italia. Una indagine che si allarga a macchia d’olio partita, secondo gli inquirenti, da due promotrici dell’organizzazione particolarmente attiva tra il 2020 ed il 2021. Maria Saveria e Fortunata Giada Modaffari di 38 e 35 anni entrambe di Reggio Calabria avrebbero dato il via e costruito l’idea che poi avrebbe truffato migliaia di persone. Dalla Calabria passando per un ruolo decisivo di Trani dove c’era un vero e proprio polo universitario da cui poi partivano gli altri 55 point sparsi in tutta Italia. Dal 2021, però, l’organizzazione principale si è divisa in tre a causa di dissidi tra i partecipanti. Oltre ai 9 arrestati, come detto, ci sono decine di indagati e la finanza ha provveduto a sequestrare 10 milioni di euro.

I certificati proposti erano principalmente relativi a titoli abilitativi per il sostegno, ma anche universitari, post universitari e d’istruzione superiore. C’erano anche titoli da Operatore Socio Sanitario. Come detto migliaia di casi e tanti altri, probabilmente, verranno scoperti ancora nelle prossime settimane secondo gli inquirenti. I titoli rilasciati dall’organizzazione nel migliore dei casi non avevano validità legale in Italia apparentemente emessi da sedicenti enti costituiti all’estero in particolare Gran Bretagna, Cipro e Spagna. In altri casi completamente falsi con la contraffazione di simboli e loghi. Un progetto criminoso che fruttava non meno di 8mila euro a persona con cittadini che venivano reclutati in particolare attraverso facebook o whatsapp. C’era comunque una piattaforma web attraverso cui sarebbero state somministrate le lezioni teoriche ed il materiale didattico anche se, chi indaga, lo ritiene di dubbia validità. Ed infatti uno delgi indagati avrebbe curato l’inoltro via pec al Ministero dell’Università e della Ricerca di oltre 600 richieste di riconoscimento di titoli universitari ma senza documentazione.

Un problema che ora si riverbera su chi ha preso questi titoli pensando che fossero riconosciuti. Una truffa nella truffa, hanno spiegato gli inquirenti, considerando che quando si cominciò a parlare di titoli non validi gli stessi organizzatori avrebbero chiesto nuovamente soldi per una sorta di sanatoria. In tanti, spaventati dalla possibilità di perdere posti di lavoro o non poter partecipare in determinate graduatorie, avrebbero anche aderito. Ed allora il consiglio che hanno ribadito più volte finanza e procura è quello di denunciare ogni atto sospetto ma, soprattutto, verificare preliminarmente la validità e veridicità delle certificazioni attraverso il MUR.  

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