Una volta al mese estorcevano denaro, con metodo mafioso, ai proprietari delle imbarcazioni ormeggiate nel porto di Santo Spirito. Con questa accusa i Carabinieri di Bari San Paolo hanno eseguito, all’alba di questa mattina, una ordinanza di custodia cautelare a carico di quattro persone.
Gli indagati (tre finiti in carcere ed uno ai domiciliari) rispondono, in concorso, di estorsione continuata e aggravata e di incendio aggravato, nonché di occupazione abusiva di spazio demaniale. I provvedimenti restrittivi sono scattati a conclusione di una indagine, condotta dai militari dell’Arma, e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura del capoluogo.
L’attività investigativa ha permesso di fare luce su un sistema estorsivo ai danni dei proprietari delle barche ormeggiate nel porticciolo a nord di Bari, costretti a versare mensilmente una somma che andava da un minimo di 10 euro per i “gozzetti” ai 100 euro per i pescherecci. Il tutto avveniva in un clima di paura ed omertà da parte delle vittime consapevoli, in caso di rifiuto, del rischio di subire danni alle imbarcazioni. In un caso, un armatore era stato obbligato a pagare 500 euro per evitare l’affondamento del suo peschereccio, coinvolto in un incidente in mare con un’altra barca, riconducibile ad uno degli indagati.
A dare il via all’inchiesta, nell’aprile del 2022, è stato una denuncia anonima arrivata presso la Stazione dei Carabinieri di Santo Spirito. Centrale, in base a quanto emerso dalle indagini, era la figura di un pregiudicato 52enne che, con la collaborazione di altri due indagati, svolgeva abusivamente un servizio di guardiania all’interno del porto. L’uomo aveva anche occupato l’area demaniale antistante il punto di attracco delle barche, delimitandola con una catena, e adibendola a parcheggio a pagamento. Per liberare la zona, lo stesso aveva dato fuoco ad una imbarcazione.
Inoltre, l’indagato avrebbe aggredito e minacciato di morte il custode di un circolo nautico, per indurlo a rinunciare al suo lavoro e poter prendere il suo posto, senza però riuscirci. Tra i proprietari taglieggiati, ci sarebbe stato anche un assistente di Polizia che, tuttavia, si era rifiutato di pagare.
Oltre al ruolo dei tre principali indagati, è emerso anche il coinvolgimento della moglie del 52enne, ora ai domiciliari. La donna, secondo l’accusa, era consapevole della provenienza illecita del denaro riscosso dal marito, per il quale teneva anche la contabilità, annotando le cifre pagate dalle vittime.