Cronaca

Fisioterapista ucciso sotto casa a Bari, il movente resta un mistero: si scava sui rapporti personali della vittima

Colpito con un oggetto contundente e poi raggiunto da diversi colpi di pistola mentre cercava di scappare dal suo assassino. Sarebbero stati questi gli ultimi istanti di vita di Mauro Di Giacomo, il fisioterapista di 63 anni ucciso, la sera di lunedì 18 dicembre, nei pressi della sua abitazione, nel quartiere Poggiofranco di Bari. A rivelarlo è l’autopsia, eseguita ieri mattina dal professor Francesco Introna, dell’Istituto di Medicina Legale del Policlinico. L’esame autoptico, la cui relazione finale sarà consegnata entro 60 giorni al pm che coordina le indagini, Matteo Soave, ha infatti rivelato che l’uomo è morto a causa di uno shock emorragico, ma sul suo corpo sono stati riscontrate anche lesioni e fratture. Un elemento questo che confermerebbe l’ipotesi formulata fin da subito dagli inquirenti, secondo la quale il 63enne sarebbe stato ucciso dopo un litigio, e nel corso del quale sarebbe spuntato anche un oggetto contundente, utilizzato per picchiare la vittima. Non escluso che il fisioterapista sia stato colpito con il calcio della stessa pistola, una Beretta calibro 7.65, usata per ucciderlo.

Esclusa la pista della criminalità organizzata, si scava sui rapporti personali dell’uomo. Nelle ultime ore sono stati ascoltati i suoi familiari (la moglie e i due figli di 20 e 26 anni), amici stretti e alcuni colleghi, che lavoravano con il fisioterapista al Policlinico di Bari e in uno studio privato nel quartiere San Pasquale. Ma dai racconti delle persone a lui più vicine, non sarebbero emersi elementi utili alle indagini. Il movente resta un mistero sul quale stanno cercando di fare luce gli inquirenti, che stanno analizzando anche i filmati delle telecamere di sicurezza presenti nelle strade limitrofe al luogo del delitto. La speranza è di trovare una qualunque traccia che li possa condurre all’assassino, rimasto ancora senza nome.   

Vedi anche

Back to top button