Era ricercato dall’aprile scorso, da quando era riuscito a sfuggire alla cattura nel corso di un’operazione anti caporalato eseguita nella provincia di Foggia. Dopo due mesi di indagini, i Carabinieri sono riusciti ad individuarlo e, dopo averlo pedinato a lungo, lo hanno bloccato nel centro del capoluogo dauno.
Così è finito in manette un cittadino ivoriano di 35 anni, destinatario di due ordinanze di custodia cautelare con le accuse di intermediazione illecita e sfruttamento dei braccianti in agricoltura.
Il nome dell’uomo figura tra gli atti dell’inchiesta “Principi e Caporali” che, il 2 aprile 2021, ha portato all’esecuzione di 10 misure cautelari (due in carcere, due ai domiciliari e sei obblighi di firma) oltre che al sequestro di beni aziendali per un valore di 10 milioni di euro. Proprietà di 8 aziende agricole, operanti nella zona di Stornara, coinvolte in un giro di sfruttamento ai danni di braccianti stranieri, per lo più provenienti dall’Africa.
Centro di reclutamento era la baraccopoli di Borgo Mezzanone: in base a quanto accertato dai militari, i migranti erano costretti a lavorare nei campi per oltre 16 ore al giorno, con una paga oraria di circa 4 euro.
Tra le persone identificate dai Carabinieri di Manfredonia con il ruolo di caporale c’era anche il 35enne ivoriano, conosciuto con diversi soprannomi che, nelle scorse settimane, era sempre riuscito a farla franca, sfuggendo alla cattura, alle volte dileguandosi a folle velocità, tra le stradine di campagna, a bordo di mezzi di fortuna.
Questa volta però non gli è andata altrettanto bene: il ricercato è stato fermato mentre parcheggiava la sua auto, poco lontano dalla stazione ferroviaria di Foggia. A nulla sono serviti i tentativi di fornire ai militari false generalità: per l’uomo si sono aperte le porte del carcere.