La criminalità organizzata si è infiltrata a Palazzo di Città, condizionando in maniera concreta l’attività degli amministratori locali. Con questa motivazione il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, ha deliberato lo scioglimento per mafia del Comune di Foggia e l’affidamento della gestione dell’Ente ad una commissione straordinaria.
La decisione è arrivata a seguito della valutazione fatta dalla Commissione di accesso agli atti, che si era insediata nel capoluogo dauno lo scorso mese di marzo. La relazione è stata poi consegnata il 29 luglio al Prefetto, Carmine Esposito, che l’ha poi trasmessa al Ministero dell’Interno.
“Inquietante”, come riporta il dossier, il quadro emerso dagli accertamenti eseguiti dalla commissione circa la realtà amministrativa del Comune. Nella relazione si evidenzia che dal 2014 erano stati denunciati atti intimidatori nei confronti di alcuni consiglieri comunali e che esisteva una preoccupante pressione criminale sul Comune. Dal febbraio 2021 – si legge – le inchieste giudiziarie legate ad ipotesi di corruzione hanno coinvolto amministratori pubblici, tra i quali l’ex sindaco Franco Landella e l’ex presidente del consiglio comunale Leonardo Iaccarino.
Tra gli episodi contestati ci sarebbero frequentazioni, parentele e legami affettivi da parte di alcuni consiglieri comunali con esponenti locali della malavita.
Al centro delle presunte pressioni e infiltrazioni mafiose anche appalti legati al sistema di videosorveglianza, l’assegnazione di case popolari ad affiliati ai clan e l’assenza di certificati antimafia per alcune imprese che hanno gestito servizi pubblici.
La commissione, che si dovrà occupare delle sorti della città per almeno i prossimi 12 mesi (prorogabili sino ad un massimo di 24), sarà composta dall’attuale commissario prefettizio, Marilisa Magno, dal viceprefetto Rachele Grandolfo e dal dirigente Sebastiano Giangrande.
Il Comune era stato già sciolto in via ordinaria dal Prefetto, dopo le dimissioni presentate dall’ex sindaco Landella il 4 maggio scorso e non revocate entro 20 giorni. Anche perché due settimane dopo essersi dimesso, il 21 maggio, l’ex primo cittadino era stato arrestato e posto ai domiciliari con le accuse di tentata concussione.
Landella è attualmente libero ma interdetto dai pubblici uffici per un anno. Nell’inchiesta, relativa ad un presunto giro di tangenti pagate per l’assegnazione di appalti, è coinvolta anche la moglie dell’ex sindaco, Daniela Di Donna, anche lei interdetta per un periodo di 10 mesi, l’imprenditore Paolo Tonti e due consiglieri comunali, Dario Iacovangelo ed Antonio Capotosto.