Cronaca

Furto di medicinali all’Istituto Tumori di Bari, rinvio a giudizio per l’ex primario Vito Lorusso

Una condanna, un’assoluzione, sette patteggiamenti e tre rinvii a giudizio. E’ questo l’esito dell’udienza preliminare, svoltasi in tribunale a Bari, nella quale in 12 tra medici, infermieri e operatori sanitari erano imputati per peculato e autoriciclaggio, ovvero per aver rubato farmaci e dispositivi medici di proprietà dell’Istituto tumori “Giovanni Paolo II” di Bari. Rinvio a giudizio l’ex primario di Oncologia medica Vito Lorusso, accusato di peculato e ricettazione, e già in carcere dopo aver patteggiato una pena di 5 anni per peculato e concussione (per i soldi chiesti ai pazienti oncologici per visite, ricoveri e per velocizzare delle pratiche burocratiche). L’ex primario è coinvolto anche nell’inchiesta sul voto di scambio con la mafia (Codice Interno) che vede sotto inchiesta, fra gli altri, anche la figlia Maria Carmen Lorusso, ex consigliera comunale di Bari, e suo marito Giacomo Olivieri. Oltre a Vito Lorusso sono state rinviate a giudizio anche le infermiere Lidia Scarabaggio e Donata Acquaviva. Per loro il processo inizierà il prossimo 5 ottobre. In sette hanno invece patteggiato a pene da un anno e quattro mesi a due anni, dopo aver già risarcito l’istituto tumori che compare come parte offesa. La pena è stata sospesa per sei imputati tranne che per un operatore socio-sanitario Costanzo con precedenti penali. Tutti sono stati interdetti dai pubblici uffici e dichiarati incapaci di contrattare con la pubblica amministrazione per cinque anni. Infine l’infermiere Vito Novielli, che aveva scelto il rito abbreviato, è stato assolto «perché il fatto non sussiste», mentre Emanuele Fino è stato condannato – pena sospesa – a un anno e quattro mesi per peculato.

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