Cronaca

Giovane barlettano ucciso e bruciato in una cava: disposta la perizia sui reperti raccolti nelle indagini

Nuovi sviluppi nelle indagini sull’omicidio di Francesco Diviesti, il 26enne barlettano scomparso lo scorso 25 aprile e poi trovato senza vita, quattro giorni dopo, con il cadavere carbonizzato, in una cava nelle campagne tra Canosa di Puglia e Minervino Murge.

Il Tribunale di Bari ha disposto l’incidente probatorio per l’esecuzione di una perizia genetico-forense sui reperti biologici e balistici raccolti nel corso dell’attività investigativa. Questa la decisione del giudice Gabriella Pede, che ha accolto la richiesta avanzata dal pubblico ministero, fissando l’udienza per il conferimento dell’incarico al prossimo 18 agosto.

Ad eseguire la perizia saranno i Carabinieri del RIS di Roma. Sotto esame i reperti (bossoli e tracce di sangue e capelli) recuperati dagli inquirenti in quattro differenti sopralluoghi: presso una villa di Minervino, nella zona dove è stato rinvenuto il corpo del giovane; nello stesso luogo del ritrovamento e in una Renault Capture, sequestrata lo scorso 8 maggio.

I risultati della perizia saranno comparati con la vittima e con le cinque persone attualmente indagate per il delitto: i barlettani Saverio e Nicola Dibenedetto, padre e figlio di 57 e 21 anni, il 25enne Antonio Lanotte, Francesco Sassi, 55 anni di Minervino ed il 40enne albanese Igli Kamberi, arrestato di recente in Ungheria nell’ambito di un’altra inchiesta relativa ad un giro di stupefacenti.

E proprio negli ambienti legati allo spaccio di droga, secondo l’ipotesi dell’accusa, potrebbe essere maturato l’omicidio del 26enne. Sul cadavere carbonizzato del ragazzo vennero riscontrati segni compatibili con tre colpi di arma da fuoco, mentre nella cava sono stati rinvenuti bossoli riconducibili a due pistole diverse. Tracce di quella che sembrerebbe una vera e propria esecuzione.   

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