Sono arrivate le condanne definitive, con relativi arresti, per i responsabili di due gravi fatti di sangue avvenuti a Bitonto, nell’ambito di una guerra tra clan per il controllo del territorio. Tre le persone finite in manette, ad opera dei Carabinieri, su ordine della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Bari. Si tratta di Giosuè Perrelli, Salvatore Ficarelli e Giuseppe Digiacomantonio. Rispondono, in concorso, di omicidio, tentato omicidio, distruzione, soppressione e occultamento di cadavere e porto e detenzione di armi, reati aggravati dal metodo mafioso.
I fatti contestati risalgono all’estate del 2007 e riguardano l’omicidio di Vito Napoli, esponente del clan guidato dal boss Domenico Conte, e del tentato omicidio di quest’ultimo. E poi dell’omicidio di Giuseppe Dellino, affiliato del clan Strisciuglio di Bari. Due episodi connessi tra loro, sui quali si è potuto fare luce grazie anche alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. In base a quanto dichiarato da uno di questi, l’ex affiliato Arturo Amore, gli agguati sono stati pianificati nell’ambito della guerra scoppiata tra il clan Conte e quello degli Strisciuglio, che aveva deciso di estendere a Bitonto i suoi affari illeciti. Così, il 20 luglio 2007, nel tentato omicidio di Domenico Conte, rimase ucciso Vito Napoli, che faceva da scorta al boss.
Tra i componenti del gruppo di fuoco c’era Giuseppe Dellino, che venne assassinato poco tempo dopo dagli affiliati del suo stesso clan, per paura che potesse collaborare con la Giustizia. L’uomo, di 29 anni, venne sequestrato, rinchiuso in un casolare e poi ucciso con un colpo di pistola alla testa. Il suo corpo, gettato in un pozzo nelle campagne di Palombaio, venne recuperato 6 anni dopo, nell’estate del 2013.
I tre condannati dovranno scontare pene comprese tra i 17 ed i 20 anni di reclusione.