Cronaca

Inchiesta appalti in cambio di favori a Molfetta, il sindaco Minervini chiede la revoca dei domiciliari: domani la decisione del Riesame

Nuovo capitolo sull’inchiesta legata agli intrecci fra politica e imprenditoria che ha scosso la città di Molfetta. Accompagnato dai suoi legali Mario Malcangi e Tommaso Poli, il sindaco Tommaso Minervini si è presentato ieri davanti al Tribunale del Riesame di Bari per chiedere, di fatto, la revoca degli arresti domiciliari emessi il 6 giugno dal Gip del Tribunale di Trani, Marina Chiddo.

I due avvocati che rappresentano il 70enne primo cittadino di Molfetta, attualmente sospeso dai suoi poteri, hanno depositato una memoria difensiva fondata sull’assenza di gravi indizi di colpevolezza rispetto alle accuse circa presunte irregolarità per l’affidamento di appalti in cambio di voti, legati anche alla realizzazione della nuova area mercatale, della banchina del porto e alla gestione di “Porta Futuro”. L’udienza è durata tre ore.

Sempre ieri, però, i pubblici ministeri Francesco Aiello, Marco Gambardella e Francesco Tosto hanno depositato quattro nuove informative della Finanza per confutare le affermazioni rilasciate da Minervini e dagli altri indagati negli interrogatori preventivi davanti al gip di Trani e per chiedere, quindi, la conferma dei domiciliari. Oltre a quello del sindaco, nell’udienza di ieri sono stati discussi gli appelli presentati dalla dirigente comunale del settore socialità, Lidia De Leonardis, rappresentata dagli avvocati Alessandro Dello Russo e Michele Laforgia, anche lei finita ai domiciliari, e dell’ex luogotenente delle Fiamme Gialle Michele Pizzo, quest’ultimo viceversa sottoposto a divieto di dimora nella città di Molfetta.

Sulla posizione dei tre indagati il collegio del Riesame si esprimerà entro domani, sabato 28 giugno, quindi le discussioni riprenderanno lunedì,  quando toccherà ai dirigenti comunali Alessandro Binetti e Domenico Satalino, sospesi dall’esercizio dei pubblici uffici per un anno, e all’imprenditore Vito Leonardo Totorizzo, raggiunto dal divieto di contrarre per un anno. In totale gli indagati sono 21, accusati a vario titolo e con diverse responsabilità di peculato, corruzione, rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio, turbata libertà degli incanti, frode, truffa e varie fattispecie di falso.

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