Cronaca

Le mani della mafia sulla droga e il noleggio dei lettini sulle spiagge del Salento: 15 arresti, c’è anche un andriese

È di 15 persone arrestate, di cui 12 in carcere e 3 ai domiciliari, il bilancio di una vasta operazione antimafia eseguita dai Carabinieri, all’alba di questa mattina, nella provincia di Lecce.

Su ordine del gip del Tribunale del capoluogo salentino, sono finiti in manette i presunti componenti di un’organizzazione criminale, accusati a vario titolo di associazione per delinquere armata, finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio ed estorsioni (con l’aggravante del metodo mafioso), oltre che di porto e detenzione di armi ed esplosivi. Tra le persone raggiunte da provvedimento cautelare, figura anche un 57enne andriese.

In campo oltre 120 militari dell’Arma, in forza ai reparti del Comando provinciale di Lecce, con il supporto dello Squadrone Elitrasportato “Cacciatori di Puglia”, il Nucleo cinofili di Modugno, unità antidroga e antiesplosivo.

Il blitz è l’ultimo atto di un’inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, partita nell’agosto 2019, dopo il tentato omicidio di un pregiudicato, Alberto Specchia, per contrasti sorti nell’ambito della gestione dell’attività di spaccio e del noleggio di lettini sulle spiagge salentine.

In base a quanto emerso dall’attività investigativa, il gruppo criminale avrebbe operato nell’area centro-orientale del Salento, sotto il controllo di un pregiudicato, già condannato per associazione mafiosa, storicamente legato ad un esponente di spicco della Sacra Corona Unita.

Gli inquirenti hanno così fatto luce sulle attività dell’organizzazione, strutturata in maniera verticistica, con una precisa suddivisione di ruoli, mansioni e gradi operativi.

Proprio grazie ai legami con la mafia, il gruppo gestiva lo spaccio e teneva in pugno i commercianti, costretti a piegare la testa davanti alle richieste estorsive. Un rifiuto avrebbe scatenato violenze e rappresaglie da parte della banda. Diversi gli episodi di aggressione e danneggiamenti accertati nel corso delle indagini. Tra questi, l’incendio di un negozio di generi alimentari, appiccato da tre degli arrestati, come ritorsione nei confronti di un imprenditore che aveva deciso di non pagare.

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