Ha risposto a tutte le domande formulate dalla gip di Lecce, Giulia Proto, l’ex giudice di Bari, Giuseppe De Benedictis, che deve rispondere di avere detenuto un arsenale da guerra in una masseria di Andria. Il magistrato, arrestato il 24 aprile per corruzione in atti giudiziari, il 13 maggio è stato raggiunto da una seconda ordinanza per traffico e detenzione di armi ed esplosivi, anche da guerra, e relativo munizionamento e di ricettazione. Stando a quanto riferito dall’avvocato Saverio Ingraffia, De Benedictis «ha risposto a tutte le domande che gli sono state poste e ha chiarito la sua posizione». In particolare l’ex gip avrebbe anche detto di esser un «collezionista con una passione malata per le armi», negando però sia rapporti con la criminalità organizzata sia di avere le chiavi della masseria dove è stato trovato l’arsenale.
Si è avvalso della facoltà di non rispondere il caporal maggiore dell’Esercito Antonio Serafino di Andria, arrestato il 13 maggio insieme all’ex gip di Bari Giuseppe De Benedictis per traffico e detenzione di armi ed esplosivi, anche da guerra, e relativo munizionamento e di ricettazione. Il militare è stato interrogato dalla gip di Lecce Giulia Proto in videocollegamento dal carcere di Santa Maria Capua Vetere, alla presenza degli avvocati Tullio Bertolino e Filomeno Ruta ma ha preferito non rispondere ad alcuna domanda. Secondo la Procura di Lecce, Serafino avrebbe aiutato De Benedictis a procurarsi armi da guerra e a custodirle all’interno di una botola creata in una depandance di una masseria di Andria.
L’arsenale è stato scoperto il 29 aprile dalla polizia di Bari, che ha arrestato il proprietario della tenuta, l’imprenditore agricolo Antonio Tannoia. In base a quanto contestato nell’ordinanza, è possibile che il caporal maggiore si sia appropriato di armi dell’Esercito e che abbia agito con la complicità di altri pubblici ufficiali, sui quali sono in corso le indagini.