Sono diventate definitive le condanne nei confronti di tre elementi di spicco della mafia garganica, passate in giudicato dopo il processo seguito alla maxi operazione antimafia “Neve di Marzo”, con la quale, nell’ottobre del 2019, venne sgominata un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
Dovrà scontare 19 anni di reclusione, più 3 anni di libertà vigilata, il 40enne Marco Raduano, ritenuto al vertice dell’omonimo clan e attualmente in carcere a Nuoro. 3 anni e 4 mesi invece per Luigi Troiano, 60enne di Vieste, che è stato anche interdetto dai pubblici uffici e sarà costretto a pagare una multa da 18mila euro. Anche suo figlio Gianluigi, di 30 anni, considerato dagli investigatori vicino al clan Raduano, è stato condannato ad una pena di 9 anni e 2 mesi di reclusione.
L’uomo risulta, tuttavia, ancora latitante. I Carabinieri, nelle scorse settimane, hanno tratto in arresto due suoi presunti fiancheggiatori, che lo avrebbero aiutato a sfuggire alla cattura.
Gli ordini di carcerazione, notificati dai militari dell’Arma, scrivono la parola fine sulla lunga inchiesta antimafia, coordinata dalla DDA di Bari, che ha fatto luce sulle attività illecite del pericoloso gruppo criminale che, con minacce, violenze ed uso delle armi, gestiva i traffici di droga nell’area garganica.
Sempre nell’ambito dello stesso procedimento, era stato già condannato in via definitiva, a 13 anni di reclusione, Liberantonio Azzarone, altro “pezzo da 90” della criminalità organizzata operante nella provincia di Foggia.