Tutto ruotava attorno ad un software per una doppia gestione della contabilità: quella regolarmente registrata al fisco ed una parallela nascosta. Dalla scoperta del software a seguito di un controllo in uno studio odontoiatrico di Casamassima a fine 2022 sono partite le estese indagini della guardia di finanza del comando provinciale di Bari che hanno permesso di ricostruire minuziosamente tutta la fitta rete di professionisti che utilizzavano il software. Nel complesso sono 80 i dentisti coinvolti nell’indagine di cui 47 quelli denunciati all’autorità giudiziaria (con un’evasione fiscale che supera i 50mila euro) e che ora dovranno rispondere di dichiarazione fraudolenta per gli anni 2016-2020. Sono stati stimati circa 33 milioni di euro di ricavi sottratti al fisco. Eseguiti anche sequestri di beni per 5 milioni di euro.
Le indagini hanno riguardato odontoiatri principalmente delle provincie di Bari e della BAT ma anche di Foggia, Lecce, Potenza e Matera. Un meccanismo strutturato, hanno spiegato gli inquirenti e la procura di Bari questa mattina durante una conferenza stampa per spiegare i dettagli dell’operazione, individuato dopo aver scoperto l’ingegnere informatico barese che era l’ideatore ed il fornitore del software gestionale con il quale era possibile tenere la doppia contabilità. In questi mesi di indagine, i militari, nei vari controlli effettuati hanno sequestrato cellulari, dispositivi informatici e documenti, oltre a copie di backup del software usato anche da altri professionisti.
Per accedere a questo software era sufficiente inserire una pen drive nel computer, premere il tasto F12 sulla tastiera e digitare una password. In questo modo, era possibile creare delle schede cliente nelle quali inserire la contabilità in nero. L’ingegnere, secondo quanto emerso dai controlli, avrebbe anche creato delle chat con i professionisti nelle quali faceva riferimento alla contabilità parallela e invitava i suoi clienti alla prudenza. E infatti per le indagini sono state importanti anche alcune comunicazioni estrapolate dai dispositivi telefonici sequestrati, nelle quali, ad esempio, si faceva riferimento alla necessità di contabilizzare i pagamenti delle prestazioni sanitarie “in chiaro” o “in nero” a seconda che il cliente richiedeva o meno la fattura. In alcuni casi, inoltre, è stata rinvenuta documentazione extracontabile nella quale, in corrispondenza dei nomi dei clienti, era indicata la sigla N.F. allo scopo di specificare se il pagamento avvenisse “senza fattura”. Sono stati diversi i pazienti che hanno dichiarato di aver pagato prestazioni in contanti senza ricevere fattura.
Negli anni successivi alle perquisizioni e ai sequestri, hanno spiegato in conferenza stampa dalla procura, il volume d’affari dichiarato dai professionisti coinvolti è aumentato di media del 56%, con picchi superiori al 150%.