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Cronaca

Omicidio Di Vito, cristalizzato l’omicidio volontario anche in “appello”: condanna a 10 anni per Troia

I giudici della corte d’appello di Bari hanno confermato la condanna per omicidio volontario nei confronti di Celestino Troia, unico imputato per la morte di Gianni Di Vito avvenuta il 12 settembre del 2019, ad Andria, dopo una lite stradale per una mancata precedenza. Dai 12 anni ed un mese di reclusione decisi dal Tribunale di Trani in primo grado, si è però passati ai 10 anni dei giudici di secondo grado. La decisione della corte di ridurre la pena a seguito del dibattimento in aula in cui la difesa ha sostanzialmente rinunciato a quasi tutte le eccezioni così da poter cristallizzare il reato in omicidio volontario. Esclusa anche l’attenuante della provocazione dalla corte nonostante la richiesta della difesa. Per questa ragione c’è stata l’estensione massima delle attenuanti generiche che ha portato la corte d’appello a diminuire la pena a 10 anni di reclusione.

Nella sentenza del processo di primo grado, celebrato con il rito abbreviato, non era già stata riconosciuta l’aggravante dei futili motivi. Ora ci saranno 90 giorni per le motivazioni mentre Troia è stato comunque condannato anche al risarcimento danni anche per le parti civili tutte rappresentate dall’avv. Magda Merafina. Nel processo, infatti, sono costituite parti civili la moglie, i genitori e le sorelle della vittima. L’episodio creò non poco scalpore in città anche per le modalità con cui si sviluppò. Gli inquirenti ricostruirono meticolosamente tutti i momenti in cui Celestino Troia e Gianni Di Vito si affrontarono prima verbalmente a bordo delle rispettive auto nei pressi della rotonda di via Corato e successivamente con uno scontro fisico e l’utilizzo del coltello, un’arma bianca mai rinvenuta ma in possesso di Troia e che ferì mortalmente l’allora 28enne al cuore. Inutile fu anche la corsa in ospedale poiché Gianni Di Vito morì dopo poche ore dopo al “Bonomo”.

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