Cronaca

Pressioni su pm per favorire tre imprenditori: l’ex procuratore Capristo condannato a 2 anni e mezzo

Due anni e sei mesi di reclusione, con pena sospesa, più il pagamento delle spese processuali. È questa la condanna inflitta dalla sezione penale del Tribunale di Potenza, presieduta dal giudice Rosario Baglioni, nei confronti dell’ex Procuratore Capo di Trani e Taranto, Carlo Maria Capristo. Risponde di tentata induzione indebita e falso ideologico.

Per un’altra serie di ipotesi accusatorie, relative a quest’ultimo reato, l’imputato è stato assolto “perché il fatto non sussiste”.

La sentenza è arrivata al termine del processo di primo grado a carico del magistrato, coinvolto in una vicenda che riguardava un suo presunto tentativo di induzione verso il pubblico ministero Silvia Curione. L’intento sarebbe stato quello di agevolare gli imprenditori di Bitonto, Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo.

A loro volta i tre fratelli sono stati condannati a due anni di reclusione ciascuno, con pena sospesa, e al pagamento delle spese processuali.

Le indagini sulla vicenda, cominciata nel 2018, vennero avviate a seguito della denuncia presentata della stessa Curione: secondo l’accusa, il pm della Procura di Trani aveva ricevuto pressioni da Capristo per perseguire ingiustamente un imprenditore denunciato per usura dai fratelli Mancazzo. Questo con l’intento di far ottenere agli interessati i vantaggi economici ed i benefici di legge conseguiti con lo status di vittime di usura. La Curione però si era ribellata, non essendoci i presupposti per procedere contro l’imprenditore.

“Questa sentenza sarà riformata – ha commentato il legale di Capristo, l’avvocato Angela Pignatari – perché siamo convinti che sarà data una lettura diversa degli atti oggetto del processo”. L’avvocato ha annunciato che ricorrerà in appello. 

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