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Cronaca

Processo Bari Nord, la difesa: “Blocco telefonico legittimo. Idonee le procedure di controllo”. Chiusa una due giorni di udienze

Doppio appuntamento con il processo per il disastro ferroviario del 12 luglio 2016 avvenuto sulla tratta Bari Nord gestita da Ferrotramviaria, tra Andria e Corato. Ieri ed oggi spazio ancora alle difese degli imputati accusati a vario titolo di disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo e falso, per i quali l’accusa ha già chiesto (il 27 ottobre 2022) 15 condanne a pene comprese fra i 12 anni e i 6 anni di reclusione, più una assoluzione. In particolare le due udienze davanti al collegio giudicante del Tribunale di Trani, sono state dedicate all’ascolto dell’Avv. Di Comite per conto dell’Ing. Massimo Nitti Direttore Generale Trasporto di Ferrotramviaria, per cui l’accusa ha chiesto 12 anni di carcere.

Il legale ha toccato i molteplici temi sviscerati nel corso del processo soprattutto riferiti alla parte dirigenziale ed amministrativa. Si è parlato, infatti, di legittimità del blocco telefonico consentito dalle leggi in vigore in quel momento ma anche di idoneità nelle procedure dei controlli del personale sui treni incrocianti. L’avvocato barese ha anche posto l’accento sulla tempestività e severità della Ferrotramviaria rispetto a precedenti violazioni del regolamento marcia treno e comunque, secondo il legale dell’Ing. Nitti, nessun precedente problema di questo genere poteva essere considerato come un vero e proprio “pericolato”. Questi solo alcuni dei temi trattati dalla difesa che aveva preannunciato la lunga arringa durata in pratica due udienze. Adesso si proseguirà, a meno di impedimenti delle parti, mercoledì e giovedì prossimo e cioè 19 e 20 aprile.

Nel processo è imputata anche la stessa società Ferrotramviaria per cui è stata chiesta una sanzione amministrativa da 1,1 milioni di euro oltre alla revoca delle autorizzazioni, licenze e concessioni per l’esercizio dell’attività (fra cui il certificato per la sicurezza) per un anno e la confisca di 664.000 euro, somma che – sempre secondo l’accusa – la società avrebbe dovuto investire per mettere in sicurezza la tratta con la realizzazione e l’uso del blocco conta assi.

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