Si sono aperte le porte del carcere per l’oncologo barese Vito Lorusso, ex primario di Oncologia Medica dell’Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” di Bari, accusato di aver chiesto solidi ai pazienti malati di cancro per visite, ricoveri ed evitare lunghe attese. La sentenza di patteggiamento a 5 anni di reclusione, ratificata dal Gup Paola Angela De Santis, è adesso definitiva, e così per il medico è scattato il trasferimento nella casa circondariale di Turi. È molto probabile, tuttavia, che i suoi legali presentino a breve, alla luce dell’età del loro assistito e di quanto già scontato in fase cautelare, un’istanza per ottenere i domiciliari.
Secondo l’accusa, tra il 2017 ed il 2023, furono 21 i pazienti, tutti con patologie oncologiche, ai quali Lorusso chiese soldi, tra i 100 ed i 150 euro, per ogni visita e somministrazione di chemio. Prestazioni alle quali i malati avevano diritto gratuitamente. A seguito delle indagini, coordinate dalla Procura del capoluogo, l’uomo venne arrestato e posto ai domiciliari nel luglio del 2023.
Nel febbraio scorso Lorusso era finito nuovamente ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta “Codice Interno”, per presunto voto di scambio politico-mafioso. L’oncologo, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe stretto accordi con un esponente del clan Parisi per ottenere voti utili all’elezione a consigliera comunale di Bari della figlia, Maria Carmen Lorusso (anche lei ai domiciliari), curando in cambio un nipote del boss Savinuccio, poi deceduto.
Oltra alla condanna a 5 anni patteggiata dall’imputato, nei suoi confronti il giudice ha disposto l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e il pagamento delle spese legali alle parti civili, tra i quali i familiari di alcuni pazienti, la Regione Puglia, l’Ordine dei Medici e l’Istituto Tumori.