Cronaca

Tangenti per scarcerazioni, in appello le difese chiedono: «Via le contestazioni mafiose». Nel processo l’ex gip De Benedictis e l’ex avv. Chiariello

La riunione di tutte le ipotesi di corruzione in un’unica contestazione, l’insussistenza dell’aggravante di aver favorito clan mafiosi e la concessione delle attenuanti generiche negate in primo grado. Queste le richieste della difesa dell’ex gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, al processo d’appello in corso a Lecce durante il quale l’accusa ha chiesto la conferma della pena, inflitta in abbreviato, a 9 anni e 8 mesi di reclusione per corruzione in atti giudiziari con l’aggravante mafiosa per aver agevolato un gruppo di narcotrafficanti del Foggiano. Nel processo è imputato anche l’ex avvocato penalista Giancarlo Chiariello del Foro di Bari, anche lui condannato dal Tribunale a 9 anni e 8 mesi, il figlio di Chiariello, Alberto, condannato a quattro anni di reclusione, e Danilo Pietro Della Malva, nel frattempo diventato collaboratore di giustizia, a cui sono stati inflitti 3 anni 8 mesi per aver ottenuto (per il tramite del suo legale Giancarlo Chiariello) una scarcerazione da De Benedictis in cambio di una tangente.

Nel corso dell’udienza la difesa di Giancarlo Chiarello ha prodotto la sentenza di condanna a due anni inflitta lo scorso 8 novembre dal gip di Bari al collaboratore di giustizia Michele Oreste reo di aver calunniato il professionista barese. Nel 2019 il ‘pentito’ in un interrogatorio aveva parlato di Chiariello definendolo un “quasi affiliato”. Dichiarazioni, ora ritenute false, ma utilizzate dal Tribunale di Lecce per riconoscere all’avvocato l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Secondo l’accusa, l’allora gip De Beneditis in cambio del danaro (fino a 30mila euro) ricevuto da Giancarlo Chiariello avrebbe emesso quattro provvedimenti di scarcerazione in favore dei clienti del penalista. Nella scorsa udienza chiesta la conferma delle condanne inflitte in primo grado.

De Benedictis è coinvolto in un altro procedimento in cui è stato condannato in primo grado a 12 anni e 8 mesi di carcere per traffico e detenzione di oltre 200 pezzi tra fucili mitragliatori, fucili a pompa, mitragliette, armi antiche e storiche, pistole di vario tipo e marca, esplosivi, bombe a mano ed una mina anticarro, oltre a circa 100.000 munizioni.

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