Una maxi truffa legata al “bonus facciate” è venuta a galla nel corso di un’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza di Bari. In manette è finito un imprenditore edile di 49 anni, Alessandro Trerotoli, raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale del capoluogo, su richiesta della Procura.
L’uomo, che si trova adesso ai domiciliari, è accusato a vario titolo di emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indebita compensazione, riciclaggio, oltre che di impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita.
In base all’ipotesi sostenuta dall’accusa, l’imprenditore sarebbe stato al centro di un circuito creato ad hoc per favorire la circolazione, la monetizzazione e l’utilizzo in compensazione di crediti d’imposta inesistenti, legati a lavori edili su facciate di edifici, in realtà mai eseguiti, secondo gli investigatori.
Già nel giugno scorso, nei confronti dell’uomo era stato disposto un sequestro preventivo di beni per un ammontare di circa 140 milioni di euro, ritenuto l’illecito profitto ottenuto dalla cessione di presunti crediti di imposta fittizi per il “bonus facciate”.
Dall’inchiesta sarebbe emerso che anche i successivi cessionari, che hanno acquistato gli ingenti crediti d’imposta direttamente dall’imprenditore, sono risultati privi di capacità reddituale e finanziaria adeguata per sostenere un rilevante esborso monetario.
Ad ottobre, dopo il primo sequestro da 140 milioni, è stato eseguito anche un secondo provvedimento preventivo. A seguito degli accertamenti effettuati dalle Fiamme Gialle, infatti, sarebbe stato scoperto che anche l’ex moglie dell’indagato avrebbe ricevuto denaro proveniente dalla monetizzazione di una parte dei crediti inesistenti, impiegando – è scritto nelle carte della Procura – “alcune delle liquidità ottenute illecitamente in una società di Lecce, operante nel settore del commercio di articoli elettromedicali”.