Un nuovo terremoto giudiziario scuote il mondo politico barese. Alessandro Cataldo, marito dell’assessore regionale ai Trasporti, Anita Maurodinoia, ed il sindaco di Triggiano, Antonio Donatelli, sono tra le persone finite ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della DDA, su presunti episodi di corruzione elettorale alle amministrative di Triggiano, Grumo Appula e Bari. Dieci in totale le persone raggiunte da misure cautelari: una, l’ex assessore di Grumo, Nicola Lella, è finita in carcere, sette ai domiciliari, mentre sono stati emessi due divieti di dimora, che riguardano la moglie e il figlio del sindaco di Triggiano, eletto nell’ottobre 2021. Nei confronti della Maurodinoia (che risulta indagata) è stata eseguita una perquisizione domiciliare. A seguito dell’operazione odierna, l’assessore regionale ha annunciato questa mattina le sue dimissioni dalla carica, già accettate dal Presidente Emiliano, e dagli organismi del PD. L’indagine, condotta dai Carabinieri, è coordinata dal Procuratore aggiunto Alessio Coccioli, e dai pm Claudio Pinto e Savina Toscani. Le misure sono state disposte dal Gip del Tribunale di Bari, Paola De Santis.
L’attività investigativa è partita dal ritrovamento, il 6 ottobre 2021, di frammenti di fotocopie relative a documenti d’identità e codici fiscali di cittadini triggianesi, all’interno di un cassonetto dei rifiuti a San Giorgio.
Secondo l’accusa, Alessandro Cataldo, referente del movimento politico “Sud al Centro”, era il perno di un meccanismo ben collaudato per acquistare i voti degli elettori. In particolare, in base a quanto emergerebbe dalle indagini, Cataldo avrebbe comprato le preferenze per la somma di 50 euro a favore del sindaco Donatelli e di altri due consiglieri comunali. Chi accettava l’accordo consegnava una copia dei propri documenti d’identità e della scheda elettorale, per consentire un preciso conteggio delle preferenze, sezione per sezione.
Un sistema analogo, sempre secondo l’accusa, era già stato applicato a settembre 2020 per le elezioni di Grumo Appula. In quel caso, il risultato da raggiungere sarebbe stata la rielezione dell’allora assessore alla Sicurezza, Nicola Lella, già arrestato nell’agosto 2021 per estorsione ai danni un imprenditore. Tra le prove raccolte dagli inquirenti, due fogli sui quali era riportato un elenco di elettori, ai quali doveva essere versata la somma di 50 euro in cambio del loro voto.
L’attività prende corpo da una seconda inchiesta che ha coinvolto Carlo De Giosa, consigliere eletto nel 2019 nel Primo Municipio di Bari, che avrebbe pagato 25 euro per ogni singola preferenza. Anche lui era rappresentante di ”Sud al Centro”, la stessa lista di cui faceva parte, prima di dimettersi, la consigliera comunale di Bari, Maria Carmen Lorusso, finita ai domiciliari per scambio elettorale politico-mafioso, nell’ambito di un’inchiesta dalla DDA che ha portato all’arresto, il 26 febbraio scorso, anche del marito, l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri.