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Andria rischia il dissesto? Il documento svelato ai capigruppo e il rinvio di cui non sa niente il presidente del consiglio

È stata diffusa solo oggi ai capigruppo consiliari la nota del Ministero dell’Interno che imponeva all’amministrazione comunale di Andria il termine di 15 giorni per dare risposte alle richieste sul piano di riequilibrio avanzate lo scorso 2 settembre.

A distribuirla ai capigruppo in consiglio comunale è stato il presidente del consiglio Giovanni Vurchio dopo le insistenti richieste provenienti dall’opposizione di conoscere il lavoro svolto dagli uffici per soddisfare le 15 domande rivolte dal Ministero dell’Interno all’amministrazione di Andria. Con la lettera del 2 settembre, infatti, il Ministero chiedeva di completare in modo esaustivo il piano di riequilibrio, di aggiornare i dati al 2020, di rappresentare tutta la massa passiva, di fornire dati aggiornati sui debiti fuori bilancio, sulla riscossione delle tasse, sul contenzioso italgas, sulla riorganizzazione della multiservizi, sulle alienazioni di beni di proprietà del comune, sulla riduzione della spesa generale oltre a richieste più specifiche.

Il termine era fissato in 30 giorni (scadeva quindi il 3 ottobre) ma il 17 novembre l’amministrazione non aveva ancora dato alcun riscontro.

Per questo, con un richiamo perentorio, veniva fissato un termine di 15 giorni per fornire quelle risposte. La lettera è molto chiara: se non vengono fornite, il giudizio sul piano di riequilibrio verrà fatto sui documenti che il Ministero ha a disposizione.

Tira una brutta aria, peraltro, in tema di piani di riequilibrio: solo qualche giorno fa il comune di Lecce ha visto bocciato il proprio piano, nonostante un primo parere favorevole del Ministero. La qual cosa ha messo in allarme l’amministrazione di Andria. Il piano del comune di Lecce, infatti, era considerato maggiormente sostenibile rispetto a quello della città federiciana. Ma tali preoccupazioni non sembrano aver accelerato il lavoro: i 15 giorni dal 17 novembre sono ampiamente passati e nessuna risposta è stata data. Fonti vicine all’amministrazione dicono che il termine è stato ulteriormente prorogato al 20 gennaio. Una informazione che evidentemente non è conosciuta dal presidente del consiglio se è vero come è vero che ha diffuso solo oggi la lettera del 17 novembre senza nulla riferire riguardo questo presunto nuovo termine. Forse snobbato sul tema dalla sua stessa maggioranza, il presidente del consiglio resta uno dei maggiori esponenti del principale partito che sostiene l’amministrazione di Giovanna Bruno, ovvero il Partito Democratico.

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