La Commissione Sanità della Regione Puglia ha approvato la proposta di legge che intende far entrare obbligatoriamente le telecamere nelle strutture socio-sanitarie per anziane e disabili, per scongiurare il rischio di violenze. L’iniziativa, presentata dal consigliere regionale del gruppo Misto Antonio Tutolo, ha trovato riscontro favorevole da parte dei membri della II Commissione ed ora la palla passa al Consiglio regionale per l’approvazione definitiva. L’obiettivo è prevenire e contrastare le condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, ai danni di anziani e persone con disabilità. Emblematici gli ultimi casi che riguardano alcuni dipendenti di strutture socio sanitarie finite sotto inchiesta per maltrattamenti e violenze, anche sessuali, ai danni degli ospiti più fragili delle strutture. Simili episodi in ordine di tempo sono avvenuti tra Foggia e Manfredonia. Nello specifico, la proposta di legge prevede la formazione obbligatoria del personale che opera nelle strutture per l’apprendimento delle pratiche e delle tecniche della relazione empatica. I centri autorizzati dovranno provvedere autonomamente all’installazione delle telecamere a circuito chiuso. Fermo restando il rispetto degli attuali regolamenti nazionali ed europei sulla privacy e sui diritti delle persone con disabilità, per l’attivazione delle telecamere sarà necessario avere il consenso degli ospiti o dei loro tutori. Le immagini saranno visionabili solo dalle forze dell’ordine in caso di segnalazioni o denunce. Se le strutture non si adegueranno, risultando inadempienti, scatterà la revoca automatica dell’accreditamento istituzionale e delle autorizzazioni all’esercizio dell’attività. Nel testo della legge è prevista la disposizione a carico dell’assessore regionale alla Sanità di redigere ed emanare, entro 15 giorni dall’entrata in vigore, un apposito regolamento sulle possibilità di visita dei parenti nelle strutture private. Intanto l’approvazione in commissione regionale della proposta di legge è stata ben accolta dal Tribunale dei diritti del Malato che ad agosto del 2022 aveva già acceso i rifletto sul tema.
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