Sessanta minuti per vegliare accanto alla tomba del Santo Padre, poi il cambio: è il picchetto d’onore dei giovani di Azione Cattolica che negli scorsi giorni hanno raggiunto Roma per salutare il Santo Padre. Un papa tra la gente e con una particolare attenzione ai giovani che in numerose occasioni ha esortato ad essere pellegrini di speranza, a non fermarsi e a mettersi a servizio dei territori.
Numerosi anche i ragazzi che dalla Puglia si sono recati nella Basilica di San Pietro per rendere omaggio a Papa Francesco vegliando accanto al feretro nel servizio del picchetto d’onore. Una tradizione tramandata di generazione in generazione dal 1878 e che voleva a quell’epoca la Società della Gioventù Cattolica Italiana accanto alle spoglie del Santo di Pio IX.
Tradizione che diventa oggi segno di vicinanza e gratitudine per i Giovani di Azione Cattolica a cui il Papa ha sempre dedicato parole di speranza e incoraggiamento.
«E’ stato un grande privilegio sostare per un’ora vicino al Santo Padre» – ha sottolineato Lorenzo Pellegrino, vice presidente giovani di AC dell’Arcidiocesi di Otranto – «Papa Francesco è stato il Papa della mia gioventù, mi ha permesso di crescere nella chiesa con la consapevolezza che il cambiamento è possibile. Che occorre impegnarsi per i più poveri e i più fragili, perchè è l’unica possibilità che abbiamo per incarnare il Vangelo o come piaceva a lui “la gioia del Vangelo».
Di «energia pura» – parla Jacopo Maglie, consigliere giovani di Otranto – «I tempi sono sempre più difficili, le parrocchie si svuotano e i giovani si allontanano ma Papa Francesco in ogni suo intervento ci ha dato la forza di continuare a sperare e camminare insieme per una Chiesa che valorizza ciascuno di noi. Quando ho ricevuto la chiamata di un mio amico che mi proponeva di fare il Picchetto d’onore ho immediatamente detto di sì. Ho rimandato qualsiasi impegno, comprato un pantalone nero, recuperato la cravatta nera di mio nonno e la mattina dopo eravamo in macchina, direzione Roma».
Un Papa che ha sempre esortato i giovani a camminare e a non diventare “pensionati della vita”, a sognare e impegnarsi per la società e nelle comunità parrocchiali.
«E’ stato il padre che mi ha accompagnato durante la mia adolescenza, sentivo dentro di me la necessità di ringraziarlo. Pochi secondi davanti alla salma, il tempo di affidargli la mia vita, il mio futuro e i miei cari. Pochi attimi che sono bastati a far risuonare nella mia mente le sue parole “Non abbiate paura di andare controcorrente quando si tratta di fare un’opera buona» – ha sottolineato Francesco Addati, studente della diocesi di Andria.
Ed emergere è una sola parola: “grazie”, «Grazie per ciò che sei stato e per tutto ciò che ci hai insegnato. Grazie per averci insegnato a spendersi fino all’ultimo, come hai fatto tu. Grazie perchè con il tuo carisma hai avvicinato tanti di noi che nella Chiesa non vedevano nient’altro oltre le celebrazioni» – ha sottolineato Pietro Ferrarese, segretario del Movimento Studenti della diocesi di Nardò -Gallipoli.