Sette anni fa quello schianto che ha cambiato la vita di una intera famiglia tra la disperazione per la perdita di un figlio giovanissimo e la volontà di capire fino in fondo cosa fosse accaduto. E non è un anniversario come gli altri per papà Felice che dopo una lunga personale battaglia nelle aule del Tribunale di Trani ha potuto segnare un primo importante passaggio: la nuova respinta dell’archiviazione da parte del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani Lucia Anna Altamura. Per la morte del giovane chef Raffaele Casale avvenuta nella notte tra il 15 ed il 16 agosto 2016 in via Martiri di Palermo a Trani c’è una concausa per l’incidente e cioè la presenza di aghi di pino che rese il manto stradale particolarmente scivoloso. Raffaele viaggiava a bordo della sua moto quando nei pressi di una curva perse il controllo e finì la sua corsa contro un muretto.
Da sette anni i familiari di Raffaele, ed in particolare papà Felice, hanno chiesto indagini più accurate e denunciato tante omissioni che hanno caratterizzato questi anni. E il giudice tranese, rigettando l’ennesima richiesta di archiviazione del pm, ha definito l’imputazione coatta per concorso in omicidio stradale per gli indagati Francesco Patruno, funzionario del Comune di Trani e rup del contratto di servizio con l’azienda dell’igiene urbana AMIU, e l’amministratore unico dell’azienda all’epoca dei fatti Alessandro Guadagnolo. Archiviata la posizione, invece, degli altri tre indagati e cioè una donna al volante di una vettura che seguiva Casale in sella alla sua moto, il comandante della Polizia Locale Cuocci Martorano ed il dirigente dell’Area Lavori Pubblici dell’epoca del Comune di Trani Didonna. Ora si attende a settembre l’imputazione e la richiesta di rinvio a giudizio per i due ma, dietro l’angolo, c’è la prescrizione per i reati penali.