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Bari, da Mignani a Marino il passo non è cambiato: contro Cosenza e Sampdoria tutti sotto esame

Input di Pasquale Marino al suo Bari. Squadra che fa ancora fatica a trovare quella continuità tanto auspicata dopo la vittoria per 2-1 sul Sudtirol. Il ko di misura sul campo dello Spezia, terza partita persa nelle ultime quattro – tutte senza gol all’attivo – ha dimostrato l’evidenza: la necessità di una svolta in classifica, nel gioco e nell’idea di squadra che fa ancora tanta fatica a essere tale. Le assenze di elementi di qualità e leader tecnici come Maiello, Menez, Diaw e Sibilli pesano ancora troppo su una squadra che mostra ancora troppe incognite sul piano tattico e fisico. E che fa ancora fatica a trovare la porta avversaria: lo dicono i numeri. Con 17 gol il Bari ha il quintultimo attacco del campionato. Peggio hanno fatto solo FeralpiSalò con 12, Spezia a 14 e la coppia Pisa-Lecco a 16. Diaw è fermo a 2, Nasti a 3, Aramu non è praticamente mai stato pericoloso per i portieri avversari. E quando si arriva negli ultimi 16 metri c’è la sensazione di carenza di cattiveria.

Dopo otto partite della gestione Marino, una in più di quelle vissute in panchina da Mignani prima dell’esonero, si può dire che il cambio di rotta auspicato dalla società non c’è stato. O almeno, non c’è ancora stato. Sono 11 i punti conquistati con l’allenatore siciliano in panchina a fronte dei 10 del suo predecessore, il tutto attraverso una partita in meno. Se la media è leggermente superiore, gli altri dati sono abbastanza simili: dai gol fatti – 9 rispetto agli 8 – a quelli al passivo – 11 a 8. Spicca un Bari meno abbonato ai pareggi – 7 con Mignani, 2 con Marino – e che ha conosciuto più vittorie – 3 a 1 – che sconfitte – anche qui 3 rispetto alla sola della gestione Mignani. Alle porte c’è un doppio esame per tutti, allenatore incluso. Prima il Cosenza al San Nicola poi la Sampdoria a Genova. Nel mezzo domani, martedì 19 dicembre, la stampa è stata convocata per gli auguri natalizi dal presidente Luigi De Laurentiis, assente davanti a microfoni e telecamere da più di cinque mesi: sarà l’occasione per rompere il silenzio?

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