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Cronaca

Tangenti all’ex capo della Protezione Civile, scatta una perquisizione a casa del fratello Don Tommaso

Gli inquirenti vogliono capire se Don Tommaso, fratello dell’ormai ex Capo della Protezione Civile di Puglia Mario Lerario, possa o meno aver custodito del denaro o segreti del suo stretto parente. Per questo è scattata una segretissima perquisizione, nei giorni scorsi, a casa del sacerdote che è ormai da oltre dieci anni cappellano dell’Ospedale Ecclesiastico “Miulli” ad Acquaviva delle Fonti. Don Tommaso non è tra gli indagati come non c’entra assolutamente nulla nell’inchiesta che vede invece protagonista Mario Lerario, il nosocomio pugliese. Gli investigatori, con la perquisizione di qualche giorno fa, hanno cercato prove che possano mettere invece in collegamento il sacerdote con le attività del fratello, dalle quali è formalmente lontano.

Un ulteriore tassello che, tuttavia, si arricchisce da ieri anche delle parziali ammissioni dei due imprenditori arrestati nell’ambito della stessa inchiesta sulle presunte mazzette all’ex capo della protezione civile. Hanno infatti risposto a tutte le domande, confermando quanto già sostenuto dinanzi alla Procura nei giorni scorsi, sia Luca Leccese che Donato Mottola. I due sono agli arresti domiciliari per corruzione dal 26 dicembre.  L’imprenditore foggiano Leccese, ha parlato davanti al gip Anna Perrelli ed al procuratore Roberto Rossi, per circa una ventina di minuti ed ha confermato di aver consegnato a Lerario una mazzetta da 10 mila euro, quella che è costata all’ex dirigente l’arresto in flagranza. Ha ribadito di aver voluto dare a Lerario un “regalo natalizio” come ringraziamento per un appalto da 2 milioni e 500 mila euro relativo a dei lavori al Cara di Borgo Mezzanone (Foggia) che la sua società aveva ottenuto.

Da remoto si è svolto per circa un’ora anche l’interrogatorio dell’altro imprenditore arrestato, Donato Mottola che ha confermato di aver consegnato una mazzetta da 20 mila euro a Lerario “per un debito di riconoscenza” nei confronti della famiglia del dirigente, anche per ragioni personali. Ha poi precisato di non avere con Lerario alcun accordo preventivo relativo a quella dazione di denaro.

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