Potrebbe allargarsi ulteriormente l’inchiesta sulle presunte mazzette in cambio di appalti nella Asl di Bari e che una settimana fa ha portato a 10 arresti, sei in carcere e quattro ai domiciliari. La Guardia di Finanza, infatti, è tornata negli uffici dell’azienda sanitaria per perquisire le postazioni di Nicola Sansolini, Nicola Iacobellis e dall’impiegata Concetta Sciannimanico, tutti e tre finiti in carcere con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Al setaccio documenti e dispositivi elettronici. Intanto ieri si sono svolti gli interrogatori dei quattro indagati ai domiciliari. Tre imprenditori si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ha invece risposto alle domande del gip, Cataldo Perrone, quest’ultimo accusato di corruzione e di un episodio di falso relativamente a un appalto da oltre 362mila euro relativo alla sostituzione delle canne fumarie della centrale termica dell’ospedale “Di Venere” di Bari. Per l’accusa, avrebbe consegnato all’ex funzionario della Asl Nicola Iacobellis e alla moglie Paola Andriani (quest’ultima ai domiciliari) “utilità consistite nel pagamento di vari articoli” come una porta blindata, porte interne ed elementi di arredo del bagno. Perrone ha ammesso di aver consegnato questi articoli ma ha sottolineato di averlo fatto a titolo di “omaggio”, escludendo collegamenti con accordi illeciti. Quanto all’ipotesi di falso – accusato insieme a Iacobellis di aver attestato falsamente il termine dei lavori al 29 dicembre 2023, in realtà conclusi a luglio 2024 – ha sostenuto che quella diversa datazione della fine dei lavori per lui fosse irrilevante, e che si trattasse di un’esigenza della Asl. Il suo avvocato ha chiesto la revoca della misura cautelare e, in alternativa, la sostituzione con l’interdizione dall’attività. Dopo l’arresto, Perrone si è dimesso dalla srl Perrone Global Service.
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