Attraverso metodi particolarmente violenti ed efferati, riusciva a imporre ai titolari di alcuni esercizi commerciali del quartiere Libertà di Bari l’installazione di apparecchi per il gioco d’azzardo, forniti da un’azienda gestita da uno dei membri dell’organizzazione. Quest’ultimo destinava una parte degli introiti alle casse della cosca, ottenendo in cambio il monopolio di fatto nel settore. Questo è quanto ricostruito dagli investigatori a carico del sodalizio mafioso composto da 28 soggetti appartenenti al clan Strisciuglio, nei confronti dei quali, nella mattina del 16 gennaio, i carabinieri e la polizia hanno eseguito ordini di carcerazione, emessi dalla Procura Generale della Corte di Appello di Bari, dopo le sentenze definitive di condanna, per gravi reati commessi tra il 2015 e il 2020. Le persone interessate dai provvedimenti, appartenenti al “clan Strisciuglio”, operavano nei quartieri Libertà, San Paolo, San Pio (Enziteto), Catino e San Girolamo del capoluogo, nonché nei Comuni di Palo del Colle, Conversano e Rutigliano.
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e, condotte, in diverse fasi, attraverso servizi di osservazione controllo e pedinamento, attività tecniche, e supportate da diverse dichiarazioni di collaboratori di Giustizia, hanno consentito, già nell’aprile del 2021, di eseguire 99 provvedimenti cautelari. L’inchiesta, convenzionalmente denominata “Vortice-Maestrale”, ha contestato, documentandole, le diverse attività illecite del citato sodalizio mafioso, evidenziando la sua persistente operatività, le continue ambizioni di espansione e controllo del territorio, nonché la diffusione capillare sull’intera area metropolitana, nonostante la detenzione degli esponenti apicali che guidavano le diverse articolazioni attive nelle aree urbane e nei Comuni dell’hinterland. Inoltre, è stato provato che il sodalizio mafioso gestiva le fiorenti piazze di spaccio attive nei territori sotto il suo controllo, rifornendole con ingenti quantità di sostanze stupefacenti.
L’indagine ha anche fatto luce sulle responsabilità penali individuali e sulle motivazioni alla base della violenta rissa avvenuta l’11 gennaio 2016 all’interno del carcere di Bari, che ha coinvolto oltre 41 detenuti appartenenti al circuito di ‘alta sicurezza’. Tra questi, vi erano esponenti apicali del “clan Strisciuglio” e del “clan Misceo”, in conflitto a causa di uno squilibrio negli assetti interni dei due gruppi. Tale alterazione aveva portato all’espansione del “clan Strisciuglio” nel territorio di Palo del Colle, attraverso azioni violente che hanno permesso al gruppo di consolidare il controllo criminale di quell’area. Le pene inflitte con gli odierni provvedimenti oscillano tra i quattro e i diciannove anni di reclusione, per un totale di 362 anni di carcere.