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Attualità

A 80 anni dalla caduta per mano dei tedeschi, le testimonianze di Domenico Falco, andriese chiamato alle armi

24 ottobre 1943. 80 anni dal giorno in cui l’andriese Domenico Falco cadde per mano dei tedeschi in territorio albanese. Classe 1912, figlio di un falegname e di una casalinga, dopo aver conseguito il diploma di ragioneria, iniziò a lavorare in banca, finché a quasi trent’anni venne chiamato alle armi. L’andriese venne assegnato al 226° Reggimento Fanteria Arezzo, III Battaglione con il grado di Sottotenente e dopo un breve periodo trascorso in Caserma in Italia, venne trasferito in Albania sul fronte greco-albanese. Poche, chiaramente, le notizie di Domenico dal fronte della guerra, fin quando non giungerà alla famiglia una lettera con la notizia della sua morte avvenuta esattamente 80 anni fa. Una storia di un concittadino che a soli 30 anni ha lasciato le sue certezze, la sua famiglia, il quartiere di Santa Maria Vetere, lì dove gli è stata intitolata una via. Un modo per tenere viva la memoria di Domenico Falco, le cui lettere sono ancora oggi conservate dalla sua famiglia. Scritti che testimoniano, più di tanti libri di storia, la crudeltà e le difficoltà di quegli anni da cui però emerge, nonostante tutto, una particolare devozione alla Madonna dell’Altomare. Gli scritti, venivano spediti per via aerea o affidate a colleghi che riuscivano a tornare in Italia e a raggiungere la città di Andria, consegnando i messaggi di Domenico Falco direttamente alla sua famiglia. In una lettera del 30/12/42 da Korça, in Albania scrive questo: “Miei carissimi, rispondo alle vostre lettere che ho ricevuto a breve distanza l’una dall’altra. Ai me non ho nulla da dire il Natale l’ho trascorso fra i miei soldati. La vigilia del Natale alle 8 di sera nel cortile della caserma il cappellano militare ha celebrato la messa alla presenza di tutti i militari. Il giorno di Natale abbiamo subito improvvisato delle tavole ed abbiamo fatto mangiare tutti i soldati seduti e noi ci siamo trattenuti con loro. Per fare stare i soldati allegri ogni compagnia ha fatto l’albero di Natale e noi in camerata abbiamo anche improvvisato un modesto presepio e poi fatto la lotteria e gare. La divisione nella chiesetta cattolica ha allestito un bellissimo presepio una vera novità per l’Albania. Io dal cappellano feci celebrare una messa per conto mio ed raccontai il vostro desiderio. L’altro giorno ho scritto a Sabino. Per questo Natale scrissi a tutti, zii, amici e conoscenti.  Salutatemi la commara Rita e suo marito, Bino e Lucia che fanno? Non altro baci e abbracci a tutti a Lucia, a Titina, a zia Angelina ai due piccoli ed a te affettuoso figlio”. Mimì La testimonianza di Domenico, Mimì, così come firmava nelle sue lettere, resta viva ai giorni nostri grazie alla famiglia Falco, agli scritti e a sua pronipote Ilaria. Nunc est memorandum: ora si deve mantenere vivo il ricordo.

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