Ripensare il complesso sistema del welfare, mettendo gli over 65 al centro di una nuova comunità sociale che possa puntare al benessere della persona anziana. Soprattutto in virtù di due importanti ed incontestabili fattori: il primo, la conclamata denatalità che fa dell’Italia il Paese europeo che vanta l’età mediana più alta, di 48,4 anni nel 2023. Questo dato significa che la popolazione italiana è divisa tra 29 milioni di persone che hanno meno di 48,4 anni e gli altri 29 milioni che ne hanno di più. Poi c’è il dato pugliese, altrettanto preoccupante: col 24,7 % di over 65, vuol dire che un residente su quattro è da considerarsi “anziano”.
Si è parlato di questo nel convegno “Costruire insieme la comunità del futuro”, organizzato dalla Uil Pensionati di Puglia, con il supporto di ADA (Associazione peri Diritti dell’Anziano) e del Forum Terzo settore Puglia. Quello che si dovrebbe fare, è emerso dalla discussione, è dare la possibilità agli anziani di vivere un invecchiamento attivo che consenta non soltanto di sentirsi ancora partecipi ed importanti per la società, ma anche di allungare l’aspettativa di vita, ovviamente nei limiti del possibile. È stata la prima occasione di confronto con le istituzioni e le parti in causa dopo che lo scorso 30 giugno la Regione Puglia ha approvato un nuovo strumento normativo e innovativo che riguarda proprio le disposizioni in materia di attività del Terzo settore; un Terzo settore che può avere un ruolo fondamentale nella vita degli over 65 e che con la legge regionale è stato di fatto legittimato nelle politiche di welfare che riguardano le persone anziane.



