Una storia di odio, minacce e violenze, fino all’agguato fatale del 13 marzo 1975, quando Sergio Ramelli, a solo 18 anni, mentre tornava a casa, viene aggredito a colpi di chiave inglese da un gruppo di militanti di Avanguardia Operaia. Il giovane, dopo più di un mese e mezzo di sofferenze, muore a Milano il 29 aprile. Sergio Ramelli era iscritto al Fronte della Gioventù, organizzazione di segno opposto, e aveva scritto un tema contro le Brigate Rosse, in cui sottolineava come i primi due omicidi politici commessi dalle Br non fossero stati condannati unanimemente dai partiti e dai giornali democratici. Quel tema, finito nelle mani del collettivo della sua scuola, era stato affisso in bacheca con la scritta “Questo è il tema di un fascista”. Dopo i due volumi dedicati a Walter Alasia, brigatista che con Ramelli condivideva diverse cose oltre alla giovane età, Giuseppe Culicchia chiude la sua trilogia sugli anni di piombo con un libro “Uccidere un fascista”, presentato a Bari nella sede della fondazione Tatarella e che cerca di ricostruire la vita e la morte di un ragazzo ucciso dopo aver scritto un tema in classe, e di ricomporre le schegge di una deflagrazione che, cominciata con la bomba di piazza Fontana, ha attraversato tutto il paese e ha continuato a ferire e ammazzare per oltre un decennio.
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