Ultima città d’Italia per raccolta differenziata. Non classificata per igiene pubblico e pulizia nelle strade cittadine. Quello che si presenta davanti agli occhi è un quadro ai limiti della decenza. Foggia trasformata in larghi tratti in autentica pattumiera. Sporcizia ovunque, cassonetti stracolmi, lì dove esistono e sono funzionanti. Persino discariche a cielo aperto in zone residenziali della città, dove la gente ci vive e pretenderebbe di farlo dignitosamente. L’ultimo triste primato arriva dal rapporto di Legambiente, che passando al setaccio 106 capoluoghi di provincia ha relegato in fondo alla graduatoria, sull’ultimo scalino, la città di Foggia per raccolta differenziata. Le cose non vanno certamente meglio sul piano igienico ambientale, visto che l’immondizia è praticamente ovunque. Rifiuti sparsi in ogni angolo di strada, dalle zone centrali a quelle più periferiche e che invitano a nozze topi e insetti vari. “Abbiamo il timore di ritrovarci i roditori in casa, visto che spesso ne avvistiamo diversi nei pressi dei cassonetti”, spiegava stamane qualche cittadino. Differenziata che non decolla, città sporca e un’azienda con capitale interamente pubblico, l’Amiu, che finisce sul banco degli imputati per il servizio reso. Quella stessa Amiu Puglia al centro di un’indagine della Procura della Repubblica di Foggia, che indaga sulle modalità dell’affidamento del servizio, che va ricordato costa alle casse del Comune di Foggia, e quindi della collettività, qualcosa come oltre 200 milioni di euro per nove anni. Tradotto, oltre 20 milioni di euro mensili. Cifre che meriterebbero ben altra cartolina…
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