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La tela di penelope del nuovo ospedale di Andria. Il Prof. Bonomo (comitato) sul piano clinico: «Mancano il SIT, Nefrologia e Sale Operatorie»

Assenza del SIT (servizio immuno-trasfusionale), assenza di un reparto di Nefrologia accanto al servizio di dialisi, sale operatorie non all’altezza e per finire la questione tempistica che sembra nuovamente ferma al palo. Lancia nuovi allarmi il Comitato per il nuovo ospedale di Andria con una pec a firma del Prof. Lorenzo Bonomo che questa mattina ha scritto alla direzione generale dell’ASL BT ed al Dipartimento Salute della Regione oltre che al Governatore, per sottoporre le “evidenti incoerenze” scrivono, rispetto al piano clinico gestionale approvato da poco.

Ma l’attenzione del comitato parte nuovamente dai tempi con la mancata, al momento, firma dell’appendice contrattuale da parte dell’ASL BT con i progettisti del nosocomio: l’obiettivo era stato fissato al 16 maggio ma ad ora l’inizio di questa procedura non c’è ancora. Da quando vi sarà questa sottoscrizione dovranno passare almeno 90 giorni per chiudere la partita del progetto con il documento definitivo che nel frattempo dovrà anche essere validato da azienda sanitaria ed ASSET.

Ma il Prof. Bonomo ha voluto rimarcare anche le incongruenze che ci sarebbero dopo aver analizzato il piano clinico gestionale. Innanzitutto, scrivono dal Comitato, spicca l’assenza del servizio Immuno-Trasfusionale previsto per gli Ospedali di 2° livello non sostituibile con un “ambulatorio trasfusionale”. Poi non c’è un reparto di Nefrologia nonostante la presenza del servizio dialisi. Ed ancora “non sfugge – scrive il Prof. Bonomo – la mancata individuazione delle specialità che si intendono attivare così come richiesto dal dipartimento regionale della salute”. Discorso a parte merita la questione relativa alle sale operatorie. “Fuorviante – spiegano dal Comitato – parlare di 12 sale operatorie considerato che tra loro sarebbero ricomprese anche 2 sale angiografiche”. Il Prof. Bonomo, infine, parla di dimensionamento del blocco operatorio assolutamente inidoneo per un ospedale di secondo livello. Dubbi anche sul riconoscimento da parte del Ministero della Salute rispetto alla Cardiochirurgia in una regione, dicono, che già ne detiene un numero complessivamente sufficiente.

Insomma tante criticità che, unite con il dilatamento dei tempi, non consentono certo di dormire sonni tranquilli rispetto ad un progetto che resta ancora avvolto nella nebulosa incertezza di slanci in avanti e fragorosi passi indietro. Un po’ come una tela di Penelope che viene cucita e scucita ogni giorno.

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