La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha respinto i ricorsi presentati da Antonio Rossini e Giuseppina Scuotto contro la sentenza della Corte d’Appello di Bari del gennaio 2022 che aveva confermato le condanne in primo grado emesse a loro carico dal Tribunale di Trani in quanto ritenuti responsabili del delitto di estorsione aggravata in concorso. Si conclude così la vicenda giudiziaria, che ha origine nel 2009, riferita alla gara da circa 400mila euro indetta dall’amministrazione comunale di Ruvo di Puglia per l’affidamento del servizio di trasferimento, ricovero e custodia di 255 cani. Rossini e Scuotto, si legge nella sentenza, abusando della loro qualità di rappresentanti della Lega Nazionale per la difesa del cane, avevano indotto con minacce di ritorsioni Vito e Mirko Malcangi, padre e figlio andriesi, a rinunciare all’affidamento ottenuto grazie all’offerta più vantaggiosa. Con la rinuncia, la gestione del servizio era rimasta nella disponibilità della sezione di Ruvo di Puglia della Lega Nazionale del Cane (ente che rimane estraneo ai fatti contestati), determinando un aggravio per le casse del Comune di Ruvo, rispetto all’offerta meno onerosa presentata dalla ditta Malcangi. Il Tribunale di Trani prima e poi la Corte d’Appello di Bari confermarono che Rossini e Scuotto assunsero atteggiamenti non consentiti, sino all’estorsione, nei confronti di Vito e Mirko Malcangi. Rossini e Scuotto vennero condannati in primo grado a 3 anni e 4 mesi di reclusione, oltre al risarcimento dei danni alle parti offese.