Potrebbe aver lasciato la Sardegna nascondendosi a bordo di una nave, per poi dirigersi verso il Gargano, la sua “roccaforte”, dove avrebbe trovato un rifugio grazie all’aiuto di qualche fiancheggiatore. È questa una delle ipotesi più concrete, sulla quale stanno lavorando gli inquirenti, nell’ambito delle indagini sull’evasione di Marco Raduano, il 39enne boss della mafia foggiana fuggito dal carcere di “Badu ‘e Carros”, a Nuoro, lo scorso 24 febbraio.
Della vicenda si stanno interessando la Procura della Repubblica nuorese, che ha aperto un fascicolo sull’accaduto, e il Ministero della Giustizia, che invece ha avviato una inchiesta interna. Si cercano di ricostruire i momenti precedenti all’evasione, filmata da una telecamera di sicurezza, e la possibile rete di contatti che il detenuto può aver sfruttato una volta allontanatosi dall’istituto di pena.
Raduano, che stava scontando una condanna definitiva a 19 anni di reclusione per narcotraffico, ha scavalcato il muro di cinta della prigione calandosi con alcune lenzuola annodate. In base a quanto emerso, l’uomo sarebbe stato in possesso della chiave di una porta blindata che conduce al cortile interno. Una fuga probabilmente studiata a tavolino, e messa in atto approfittando anche della carenza di personale tra gli agenti della Polizia Penitenziaria.
Dopo l’evasione, il boss avrebbe avuto circa due ore di tempo per far perdere le proprie tracce. È a questo punto che può essere entrata in gioco una seconda persona. Un complice che ha aiutato il boss a raggiungere il porto più vicino, nascondendolo a bordo di un’auto, poi imbarcatasi su una nave. Dunque, il clamoroso allontanamento di Raduano potrebbe essere stato favorito anche da qualche falla nei controlli al porto, prima che venissero avviate le ricerche su tutto il territorio nazionale.
Il timore più grande è che l’evaso possa aver già raggiunto il promontorio del Gargano, dove può contare, alla luce del suo ruolo di spicco nella criminalità organizzata locale, di una vasta rete di fiancheggiatori e coperture. A capo di uno dei gruppi malavitosi più potenti e sanguinari della mafia garganica, Raduano sarebbe dovuto rimanere in carcere fino al 2046. Non è escluso che Il suo ritorno in libertà, possa aprire nuovi inquietanti scenari nell’ambito della guerra tra clan per il controllo del territorio.