Cronaca

Delitto Sarah Scazzi, Michele Misseri sta per lasciare il carcere: tornerà a vivere nella “villetta degli orrori” di Avetrana

Ha una data il fine pena di Michele Misseri: l’agricoltore di Avetrana, nel Tarantino, condannato in via definitiva per la soppressione del cadavere della nipote, Sarah Scazzi, uccisa nell’estate 2010, lascerà il carcere di Lecce il prossimo 11 febbraio, dopo aver scontato 8 anni di reclusione.

L’uomo, che a marzo compirà 70 anni, tornerà libero dopo aver ottenuto una riduzione della pena per buona condotta e beneficiando della norma “svuota carceri”, che abbatterà di oltre un anno la detenzione, il cui termine era previsto inizialmente per il 2025.

Pena scontata quindi per “zio Michele”, così come venne ribattezzato dai media, tra i protagonisti di uno dei casi di cronaca più terribili degli ultimi decenni e finito a lungo alla ribalta nazionale: l’efferato delitto di Sarah Scazzi, di appena 15 anni, il cui cadavere venne poi ritrovato in un pozzo, nelle campagne di Avetrana, su indicazione dello stesso Misseri, circa un mese e mezzo dopo la sua scomparsa, risalente al 26 agosto 2010. Per quell’omicidio stanno tuttora scontando l’ergastolo, con pena passata in giudicato, sua moglie Cosima Serrano e sua figlia Sabrina, ritenute le assassine della minorenne.  

Dal canto suo, più volte Michele Misseri ha cercato di addossarsi la colpa, provando a convincere i giudici di essere lui l’esecutore materiale dell’omicidio ma, secondo quanto emerso prima dalle indagini e poi dalle carte processuali, l’uomo avrebbe avuto un ruolo solo dopo la morte della nipote. Sarebbe stato cioè incaricato dalla moglie e dalla figlia di far sparire il corpo della ragazzina, caricato su un’auto e occultato in un terreno di famiglia.

A contribuire alla sua “uscita anticipata” dal carcere, sono state anche le precarie condizioni di reclusione, accertate dal giudice di sorveglianza: nella sua cella non vi erano i 3 metri quadri a disposizione per ciascun detenuto, non c’era acqua calda e i bagni erano sprovvisti di doccia.

Una volta libero, l’agricoltore tornerà a stare nella villetta di via Deledda, dove viveva con la moglie e la figlia e dove sarebbe avvenuto l’omicidio. Le due donne si sono sempre proclamate innocenti e confidano nel ricorso alla Corte di Giustizia Europea.  

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