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Cronaca

È caccia al “killer delle tartarughe”: cinque esemplari torturati e uccisi nel porto di Barletta

Intrappolate nella rete da pesca, legate con una corda a dei grossi pesi, in modo da impedire il ritorno in superficie, e poi fatte affogare tra atroci sofferenze. Il WWF, l’organizzazione mondiale a difesa dell’ambiente, ha presentato un esposto alla Procura di Trani, affinché venga fatta luce sulla vicenda delle tartarughe marine torturate e uccise, recentemente, nell’area portuale di Barletta.

Negli ultimi tre mesi, sono cinque gli esemplari di “caretta caretta” recuperati dal mare, ormai senza vita, dopo essere stati legati dalle pinne o dal collo a dei massi e, in un caso, al disco del freno di un’auto. I rettili sarebbero tutti morti per annegamento.

Finiti nel mirino, con tutta probabilità, di un serial killer di animali, che si diverte ad uccidere le testuggini rimaste intrappolate nella rete da pesca. Per questo motivo, i sospetti – secondo l’organizzazione ambientalista – sarebbero indirizzati principalmente verso i pescatori che utilizzano le reti all’imbocco del porto e che si sbarazzano delle tartarughe, condannandole a morire in mare.

Il primo caso è stato registrato nell’ottobre scorso, mentre risale a pochi giorni fa l’ultimo ritrovamento di “caretta caretta”, trasportata a Foggia per essere sottoposta ad un’autopsia presso l’Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata. Dall’esame autoptico potrebbero emergere dettagli utili sulla morte dell’esemplare, ad esempio se sia stato torturato e ucciso prima di essere legato e gettato nelle acque dell’area portuale.

La vicenda è seguita con molta attenzione anche dai volontari del Centro Recupero Tartarughe Marine di Molfetta, che hanno denunciato più volte, attraverso la loro pagina Facebook, gli orribili crimini commessi sulle testuggini. Con la loro collaborazione e con il supporto delle Forze dell’Ordine – fanno sapere dall’associazione – partirà un presidio presso il porto di Barletta al fine di individuare il responsabile della mattanza.

Le indagini sulla vicenda sono affidate agli uomini del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Bari e alla Capitaneria di Porto.

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