Cronaca

Imprenditore agricolo vittima di usura a Bari, da 40mila euro di prestito ne ha restituiti oltre 300mila: 5 misure cautelari

Sotto scacco dei suoi aguzzini, ai quali si era rivolto per un prestito di denaro, ha deciso di denunciare dopo le minacce e violenze fisiche subite. I Carabinieri hanno arrestato nella notte 5 soggetti residenti tra Bari, Triggiano e Rutigliano, misure cautelari disposte dal Tribunale del capoluogo pugliese su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Le accuse a loro carico sono usura, estorsione aggravata dal metodo mafioso, spaccio di sostanza stupefacente e favoreggiamento. La vittima, un imprenditore agricolo barese, si era rivolto ad un 41enne di Bari nei primi mesi del 2008 per un prestito di 40mila euro. Quest’ultimo, in concorso con la madre 67enne ed un 72enne barese che aveva il ruolo di mediatore, avrebbe imposto all’imprenditore una tassa mensile con interessi alti di 4mila euro. Quando l’imprenditore ha tardato i pagamenti, l’imposta è salita a quasi 10mila euro. Tra il 2008 e il 2018 sarebbe partita una lenta e inesorabile escalation di violenza e minacce. Il 41enne ed il fratello di 46 anni avrebbero rivolto alla vittime frasi come ”ti spacco i denti”, “ti uccido”, “so dove vivi e ti vengo a cercare”, il tutto avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla nota appartenenza del 46enne al clan Parisi. In una circostanza l’imprenditore agricolo è stato ricoverato in ospedale per trauma cranico e contusione alla piramide nasale al termine di un pestaggio, mentre in un altro episodio sarebbe stato preso a calci, schiaffi e ginocchiate. Per paure di possibili conseguenze ben più gravi, la sorella della vittima aveva deciso di trasferirsi negli Stati Uniti. Secondo la ricostruzione degli inquirenti l’imprenditore avrebbe restituito ai suoi aguzzini, a fronte dei 40mila euro di prestito, un cifra ben più alta (tra i 300 ed i 400mila euro), costringendolo a vendere anche beni di famiglia tra i quali un appartamento e alcuni veicoli agricoli. Tre degli arrestati sono finiti in carcere, un altro è stato sottoposto ai domiciliari. Infine per un quinto indagato è stato imposto l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

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