Ha cominciato il suo lavoro la commissione d’accesso nominata dal Viminale, chiamata a verificare la presunta esistenza di infiltrazioni mafiose nel Comune di Bari, ed eventualmente, decidere sullo scioglimento dell’amministrazione.
È composta dal Prefetto in pensione Claudio Sammartino, dal viceprefetto Antonio Giannelli e da Pio Giuseppe Stola, maggiore dello SCICO, il servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di Finanza. L’attività di indagine è partita dalla lettura del voluminoso fascicolo della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari in cui sono contenute le accuse che, il 26 febbraio scorso, hanno portato all’arresto di 130 persone, nell’ambito di un’inchiesta sui presunti legami tra clan, politica e mondo degli affari.
Anche l’amministrazione comunale ha prodotto un dossier di migliaia di pagine, nel quale sono elencate tutte le attività antimafia svolte negli ultimi anni dal Comune, guidato dal sindaco Antonio Decaro.
La commissione potrà chiedere ulteriori documenti e fare audizioni. I tre commissari avranno adesso tre mesi di tempo, prorogabili a sei, per fare una relazione da consegnare al Prefetto che, solo a quel punto, dovrà tirare le conclusioni e presentarle al Viminale. Un eventuale scioglimento dovrà essere disposto con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell’Interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri entro tre mesi dalla trasmissione della relazione.
Intanto, come ulteriore strascico dell’inchiesta antimafia della DDA, è arrivata la notizia del licenziamento delle due agenti della Polizia Locale di Bari accusate di aver chiesto aiuto ai clan, già sospese dal servizio da fine febbraio. Le due donne, Rosalinda Biallo, 55enne di Triggiano e Anna Losacco, 59enne barese sono indagate per omessa denuncia.
Secondo quanto sarebbe emerso dalle indagini, le vigilesse avrebbero contattato un fedelissimo del clan Parisi, Fabio Fiore, per punire un automobilista che, dopo aver commesso una infrazione stradale, le aveva pesantemente insultate. La macchina dell’uomo venne successivamente rubata e fatta ritrovare il giorno stesso della denuncia.